sabato 22 gennaio 2011

Paolo Fulini, Phd della Fabbrica del Sole: "Per l'energia rinnovabile, abbiamo persino sequestrato un Ministro"

Lo staff della Fabbrica del sole vive grazie alle sfide. A Viterbo, per dirvi l’ultima, sono alle fasi finali della costruzione del primo edificio Off Grid italiano. Off Grid, fuori dalla griglia, separato dalla rete energetica. Autosufficiente. Una nuova filosofia ‘energetico-abitativa’ che loro stessi hanno brevettato. Questo, dopo che nell’arco di dieci anni, si sono inventati il primo idrogenodotto urbano al mondo, il primo compostatore a biocella dinamica italiano, il primo impianto fotovoltaico d’integrazione al paesaggio e l’impianto di solar cooling più grande d’Europa.
Lo staff della Fabbrica del Sole: al centro Paolo Fulini, appoggiato ad un pannello fotovoltaico (alla sua destra, Emiliano Cecchini, attuale Assessore all'innovazione del Comune di Arezzo e AD di Exergy)
Alcune imprese, vanno raccontate come una storia. Come un racconto. Perché solamente raccontandole, si può capire fino in fondo la loro stazza e il loro stato di salute. Il progetto che ci sta dietro, il valore reale che rappresentano e soprattutto il valore aggiunto che portano alla città. Storie, anziché dati. E la Fabbrica del Sole ne è la prova lampante. Volete toccare con mano? Vedrete. Anzi, leggerete. Basterà andare con ordine e in compagnia di Paolo Fulini, Presidente della cooperativa, ripercorreremo le tappe di una storia aretina che sa di avventuroso. Una storia da conoscere bene.


Iniziamo?
Beh…è bella lunga come storia!”

Dieci anni, immagino che lo siano! Ma intanto cominciamo!

La storia della Fabbrica del Sole inizia, quando un gruppo di ragazzi (dai 22, ai 26 anni per l’esattezza) sequestra un Ministro”

Scusa, non ho capito bene…
“Si. Sequestrano un Ministro dell’Ambiente, che passava da Arezzo per una conferenza”

Ah…e perché lo sequestrarono?
“Perché questi ragazzi si erano messi in testa di produrre compost di qualità ad Arezzo”

Mi sembra ragionevole allora! Scusa, apro una parentesi: cos’è il compost?

Rifiuto organico, trasformato in concime. Volevano creare un impianto – progettato da loro - per produrlo. Quindi c’era tutto: l’idea, il progetto, la voglia. Mancavano solamente i soldi”

E se mancano i soldi, come fa a non venirti in mente di sequestrare un ministro?
“Eh…bravo…come fa? Ma l’operazione, per quanto bislacca, riesce e questo ministro li vede di buona volontà, con un progetto concreto in mano e a dir poco entusiastici. E’ fatta… viene conquistato”

Quale fu la sua reazione?

“Disse a quei giovanotti: bene, telefonate a questo numero!”

E quei quattro ragazzetti, entrano in collaborazione col Ministero dell’Ambiente…
“Esattamente…ministero che attraverso Roberto Monnanni, l’allora Assessore all’ambiente, canalizza su Arezzo per il progetto di compostaggio la bellezza di un miliardo e quattrocento milioni di vecchie lire”

Visto il sequestro iniziale, dovete essere stati molto convincenti! Non c’è che dire…
“Non è stato un sequestro, diciamo che fu circondato da alcuni ragazzi, i quali avevano da dirgli qualcosa d’importante: fu semplicemente una riunione coatta fuori programma” Audacia e destino dicono che vadano di pari passo…bene, e questo impianto? “Il Comune impose ad Aisa di realizzare quest’impianto nella sua sede. Ma Aisa era contraria al progetto e non l’ha mai fatto funzionare”

E perché?
“Ci dissero che non c’era il gradimento politico”

Che vuol dire? “Non lo so”

Ma esiste questo impianto? “Certo…era finito. E’ lì”

Bah…i misteri della fede…in ogni modo proseguiamo!
“Dopodiché entro in ballo io”

Tu ancora non eri nel gruppo?
“No. Ancora no. A quel tempo studiavo chimica all’Università di Siena e per la precisione, stavo studiando un esame per il professor Basosi (Attuale collaboratore della Fabbrica del Sole), dal titolo Tecnologia ed economia delle fonti di energia”

Con te, quindi, entra in scena l’energia rinnovabile?
"Con me entra in gioco l’idrogeno. Grazie a questo corso universitario, iniziai ad appassionarmi alla realtà dell’idrogeno. Calcola che siamo fra il 2004 e il 2005”

Chi avete sequestrato per l’occasione?
“Nessuno. Andò che durante Arezzo Wave conobbi Emiliano Cecchini (attuale Assessore all’Innovazione del Comune di Arezzo) che era fra quei ragazzi che avevano sequestrato il ministro. Apro una parentesi: la Fabbrica del Sole è fatta da un insieme di persone, senza la quale non potrebbe esistere: io, Emiliano Cecchini, Claudio Emiliani, Andrea Baldini, Annalisa Puleo e molti altri di equivalente importanza”

Parentesi chiusa…tornando a noi?
"Si, tornando a noi, sia io che Emiliano lavoravamo al festival e ci conoscemmo sotto il palco di Arezzo Wave, davanti ad una birra media gelata”

I casi della vita…
“Infatti. Gli dissi: “Sei Emiliano Cecchini? Guarda…io sto lavorando sull’idrogeno e so che hai fatto un convegno sulle sue potenzialità energetiche. Dammi un suggerimento”. Detto questo due o tre giorni prima, la domenica stessa eravamo all’Enea (L’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie) insieme”

Ah…se è vero che il genio è fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione…non vi manca niente per esserlo…
“Eh si! Eravamo a un tavolo con Jacobazzi, Cecchini, De Santis della Sapio e Danzi dell’Arcotronics. Ed è così che in quattro e quatr'otto si è formato il tavolo tecnico del gruppo che ha sviluppato il progetto ‘Idrogeno per Arezzo'”

Mi immagino te, lanciato in questo progetto dal nulla…
“Io sconvolto, continuo da una parte l’università e dall’altra lavoro al progetto, conoscendo le dinamiche di questa nuova esperienza. Scrivo una tesi – chiaramente - sull’idrogeno e dalla fase embrionale, il tutto diventa operativo”

Immagino che non sia stato un lavorino da nulla…
“Detta così sembra un lavorino da nulla veramente, ma è stato gigantesco, ti assicuro. E’ a questo punto che si forma il nucleo progettuale di ‘Idrogeno per Arezzo’: Fabbrica del Sole, Coingas, la Sapio, l’Arcotronics, Confindustria, Cna e Confartigianato. Oltre alle associazioni di categoria e il comparto industriale, appoggiano la realizzazione della cosa, anche le istituzioni”

Ci credono subito in tanti…
“La Regione Toscana, per dirne una, crede molto nel progetto e ci da un finanziamento di 400mila euro (tutto quanto, alla fine, ci è costato un milione e mezzo di euro)”

Quindi ci siamo…è nato l’idrogenodotto…

“E’ qui che inizia la fase più critica: abbiamo un progetto finanziato. Ma rimango da solo ad Arezzo, a lavorare al progetto e a finire la tesi. Da solo, perché Emiliano se ne va a lavorare per la salvaguardia del Protocollo di Kyoto in Cina”

Dai, più che critico deve essere stato un momento eccitante…
“Romantico direi. La sede all’epoca era in via della Fioraia 22 e noi stavamo in uno scantinato, dove non c’era neanche il bagno (ogni volta che ti scappava, dovevi prendere un caffè al bar). Il tavolo era una di quelle bobine di legno dove si riavvolgono i cavi e si lavorava dalle sei alle otto persone in una stanza soltanto”

Eravate la garage band dell’idrogeno…ma come siete diventati delle ‘star’?
“L'esempio rende: stavamo lavorando a questo progetto nell’ombra più totale. In ogni modo, ricapitoliamo: il progetto “Idrogeno per Arezzo” era strutturato in quattro lotti: l’idrogenodotto, l’allaccio agli orafi, le fuell cell (le celle a combustibile) e un laboratorio di monitoraggio (l’hydrolab)”

Bene, ricapitolato…

“In questo periodo Walter Tirinnanzi, allora direttore dell’Ufficio Ambiente, ci segue e ci appoggia nell’iter delle autorizzazioni dell’intero lavoro e la Giunta di quel periodo (Giunta Lucherini) ci da in gestione un terreno davanti a San Zeno, dove realizziamo il laboratorio”

A questo punto ci siamo, si parte!
“Esatto e invece di fare il chimico, mi metto a fare il manovale. I lavori vengono conclusi il 30 aprile del 2008, giorno dell’inaugurazione. Ma la vera svolta diventa il laboratorio, aperto già due anni prima, nel 2006. E’ la svolta perché mentre lo realizzavamo, ci siamo trovati costretti, visto che non c’era nessun tipo di allaccio elettrico, a fare in modo che la struttura fosse completamente autosufficiente. E ci ingegnammo per renderla autonoma dalle reti energetiche”

Colpo di scena, ecco l’energia rinnovabile a tutto tondo…

“Ricordati che non eravamo degli imprenditori all’epoca: noi vedevamo, progettavamo cose per Arezzo, per la nostra città. E la cosa bella, era che le stavamo realizzando”

Questa storia ha tanti punti di svolta…
“Avevamo montato il fotovoltaico e il solare termico sul laboratorio. Emiliano Cecchini, stando in Cina e lavorando per il Protocollo di Kyoto, conosceva i migliori fornitori. Iniziamo a lavorare sulle energie rinnovabili in maniera seria. Quindi ci diciamo, strutturiamoci, perché no?”

Ed è qui che diventate da semplici ‘ragazzetti’, degli imprenditori…
“Si, anche perché all’epoca, eravamo praticamente solo noi ad occuparci di questo”

Come si fa un’impresa?
“Un ragazzo non sa come fare un’impresa. Se in più ci metti che in Italia è particolarmente complicato farla, il tutto diventa pressoché impossibile. Ti dico soltanto che io ho lavorato gratuitamente per tre anni, poi ho fatto la stagista…e poi su su…fino a diventare presidente della Fabbrica del Sole”

Selfmademan in salsa aretina…

“In ogni modo da 3 kilowatt, passiamo a 152. E da un gruppo di ragazzi che facevano progetti per la città, diventiamo un’impresa”

E vissero tutti felici e contenti…
“E’ stato un percorso a piccole tappe, a piccoli pezzettini. I capitoli successivi sono quelli del 2009, quando io, Emiliano Cecchini, Genergy e la Fabbrica del Sole, decidiamo di fondare Exergy (l’exergia è l’energia che si trasforma in lavoro utile), che si occupa dell’impianto dei fotovoltaici di grandi dimensioni”

Una curiosità…ma quanti siete a lavorare in Fabbrica del Sole?
“Sei operai, una segretaria, un architetto, un ingegnere, un perito e io. Questo solamente per FdS. Poi, come ti ho appena detto c’è Exergy, che conta tre ingegneri, un economista, un amministratore delegato e un architetto”

Ricapitoliamo adesso…chi siete, cose fate, come lo fate…
“FdS Srl commercializza il solare termico, Exergy Srl il fotovoltaico, mentre la Fabbrica del Sole - che è il cuore e l’anima di questo gruppo - porta avanti la ricerca”

Una ricerca che vi sta portando…dove?
“Attualmente stiamo lavorando alla realizzazione della struttura Off Grid. Che per inciso è l’unico progetto aretino che ha fatto sia la Biennale di Venezia, che l’Expo di Shangay”

L'edificio Off Grid progettato dalla Fabbrica del Sole
Spiegami meglio l’off grid…
“Voglio spiegartelo in una maniera un po’ inedita. Ti sei mai chiesto quale sia stato per l’occidente il periodo più nero della sua storia?”

Francamente no…presuppongo i periodi dei conflitti mondiali…

“No, io ti parlo di un periodo ancora più precedente…ti parlo di quando è caduto l’impero Romano per mano dei barbari. E ti sei mai chiesto com’è che ha iniziato a riformarsi la storia, la civiltà e la conoscenza?”

Non farmi passare da capra…cavolo…
“Grazie alla nascita delle Pievi, che sconnesse dal mondo, salvaguardano, per l’appunto, la storia, la civiltà e la conoscenza. La Pieve è la prima struttura autosufficiente della storia e per questo, ha tenuto in piedi la cultura del tempo, messa momentaneamente in pericolo”

E cosa c’entra con questo l’Off Grid?
“Ecco, l’edificio Off Grid ha l’arroganza di inserirsi sullo stesso contesto. Siamo alla fine di un impero e vogliamo creare qualcosa di simile al servizio che resero le Pievi. Off Grid significa autarchica. L’autosufficienza rende liberi. L’Off Grid è una realtà chiusa, protetta, anche se aperta all’esterno e che comunica con altri nuclei simili a se stesso”

Spiegati meglio…
“In pratica, tu non sei più vincolato a chi ti offre i beni e i servizi, quindi tu sei libero, perché sei libero di fare le tue scelte. Non sei autonomo in un mondo che ha energie finite. L’unica realtà rinnovabile e pulita è l’energia non prodotta”

Interessante. Non a caso l’Off Grid vi sta facendo risalire la ribalta internazionale…
“Perché siamo tra i primi a progettarla nel mondo. In Italia i primissimi. Su questo progetto sono venuti a trovarci l’Ambasciatore Americano, l’Università dell’Oklaoma, una delegazione giapponese di Tokyo Gas (che è una multinazionale potentissima). Abbiamo un grande riscontro d’interesse”

E a parte l’Off Grid, e alle energie rinnovabili in generale, che altri servizi date?
“Certificazione, ottimizzazione e pianificazione energetica. Questo sia su scala di edifici, che su scalaterritoriale. E poi ricerca, ricerca e ricerca”

Lavorare ad Arezzo, per un’impresa lanciata nel futuro – come la vostra – è un handicap, una risorsa, una questione affettiva, d’interessi?

“Lavorare ad Arezzo è ottimo. E’ ottimo perché siamo una città spalmata su un’economia, basata su un mercato, come quello orafo, che sta lasciando molto spazio, siccome in crisi. E lo lascia a qualsiasi cosa volta all’innovazione! Molti settori dell’innovazione, ancora, sono o non conosciuti, o trascurati, o inesistenti. Quindi basta ingegnarsi: qualsiasi idea su qualsiasi settore, che porti innovazione e progresso, trova in Arezzo un terreno fertile e forti potenzialità per il suo sviluppo”

Fertile, solo per una carenza dell’industria ufficiale?

“Ad Arezzo, come si suol dire, sei ‘uscio e bottega’ con le istituzioni. I nostri progetti non potevano realizzarsi se le amministrazioni cittadine non avessero creduto in noi. La nostra realtà sarebbe stata impossibile da far crescere in grandi città quali Roma, Milano, Napoli”

Evidentemente, però, ci saranno dei problemi se ci troviamo nello stallo totale...
“Guarda, i problemi di Arezzo sono tre: o che gli aretini si lamentano, o che non hanno idee, o che se ce l’hanno, non riescono a portarle avanti”

Sei proprio diventato un imprenditore pragmatico…ma tu che di idee - a quanto pare - ne hai…dammene una provocatoria, per la città…
“Provocatoriamente: la città ha il dovere di tornare a pensarsi e a confrontarsi! Creiamo luoghi in cui si possa vedere, scoprire e conoscere. Ecco…fondiamo un’agorà”