Le ultime notizie, secondo le quali quella descritta da Palagonia nel suo libro sulla mafia al Nord sarebbe Arezzo, gettano un'ombra inquietante sulla nostra citta', che non e' possibile ignorare. Farlo sarebbe un atto di irresponsabilita' gravissimo e pericoloso. Crediamo invece sia assolutamente necessario creare un dibattito pubblico capillare, capace di coinvolgere i cittadini, le scuole, le categorie economiche, le associazioni e ovviamente le istituzioni. E' fondamentale costruire e rafforzare uno scudo, prima di tutto culturale, se vogliamo fronteggiare con successo un cancro gia' radicato dentro di noi. Da sempre abbiamo detto che la questione sicurezza, in questa citta', non si potra' mai risolvere con qualche telecamera, ma che le strategie devono essere ben altre e le ultime rivelazioni portate alla luce grazie a pochi coraggiosi giornalisti locali (da ultimo il blog “L'Orlandino”) e ignorate dai più, lo dimostrano inequivocabilmente . A questo punto non potra' e non dovra' esistere alcuna ipocrisia. Il problema mafia esiste, e' ben presente e adesso tutti dovranno fare la loro parte. Sinistra Ecologia e Libertà presenterà un'interrogazione urgente su questo argomento, non certo perché pensa di poter risolvere così il problema, ma perché vuole pubblicamente lanciare un forte grido di allarme a tutta la citta', nella convinzione che e' solo parlando pubblicamente di mafia, che si potranno trovare delle soluzioni efficaci.
E per completezza, ripubblichiamo anche il comunicato dei Giovani dell'Italia dei Valori, on-line già da ieri:
Caro Gianni Palagonia,
ad Arezzo c’è la mafia. Non solo, secondo i dati emersi dalla relazione presentata al Congresso nazionale funzionari di polizia, Arezzo è anche la terza città in Italia per riciclaggio di denaro sporco. Le rivelazioni presentate nel tuo libro “Nelle mani di Nessuno” (edizioni Piemme) ci lasciano sgomenti e inquieti, perché crediamo, e speriamo, di parlare per la maggior parte dei nostri concittatini, giovani e non, quando affermiamo che abbiamo sempre creduto che la mafia e i mafiosi fossero cose lontane, terribili certo, ma legate a problemi non nostri, da profondo sud. Non è così e adesso la questione ci lascia spiazzati, intorpiditi, disossati. Già, ci sentiamo molli, forse perché solo adesso che qualcuno ha parlato, che qualcuno ha detto le cose come stanno, siamo stati costretti a realizzare quello che per molti anni è stato sotto gli occhi di tutti in questa città, senza che nessuno avesse il coraggio di ammetterlo prima a se stesso e poi apertamente. Ciò che dici ci spaventa, ci obbliga a domandarci: ma allora noi cosa possiamo fare? Riusciremo mai in realtà come la nostra a fare veramente qualcosa? In altre parti d’Italia si lotta, alcuni ci provano, altri ancora riescono, ma loro affrontano questo male da tanti anni, in certe parti d’Italia la lotta alla mafia è radicata, ha una storia e un’eredità a cui fare riferimento.
Ma ad Arezzo no, qui non vi è questa coscienza, e anche se siamo tristemente noti come la città che ha dato i natali alla P2, a criminali del calibro di Gelli (condannato a 12 anni in via definitiva), il quale si vocifera accolga ancora oggi nella sua dimora Dell'Utri (condannato in appello a 7 anni per concorso in associazione mafiosa), abbiamo la colpa, che essa sia legata all’ignoranza o alla deliberata miscoscienza non ha alcuna rilevanza, di aver trattato la questione come un caso, come una spiacevole sbavatura nelle carte della nostra storia. Ora ci rendiamo conto di quanto sia subdolo il silenzio, perché mentre scriviamo queste righe sentiamo il silenzio assordante che ci rimbomba dentro e ci fa sentire vuoti di scuse e di intenti. E sai qual è la cosa più opprimente? Questo silenzio non l’abbiamo scelto noi, ce lo ritroviamo dentro come un ospite indesiderato, un farabutto, un latitante, che adesso, colto in flagrante con tutte le sue colpe stampate addosso, sembra spavaldamente domandare: “Ebbene? Sono qui da sempre? Che, non te ne eri accorto?” Rispondiamo no, ma forse non è del tutto vero, forse è che eravamo tutti presi in altre cose, ma la questione rimane e dire no, comunque, non ci fa sentire meglio. Ora è con un altro spirito che ci chiediamo: cos’è la mafia? È una associazione affaristica che si sovrappone alle istituzioni pubbliche per guadagnare e arricchirsi sempre di più a spese di chiunque, anche dello Stato. Vuole il controllo. È lo stato nello Stato. Tassa anche le attività private e, come un esercizio pubblico, ha i propri esattori. Usa i canali pubblici, si serve delle istituzioni, delle banche, dei partiti e degli organi civili a tutti i livelli per arrivare al potere e continuare ad allargarlo. Si maschera in tutti i modi, non mostra mai la sua vera faccia, si allea con chiunque gli garantisca di aggiungere potere al potere, senza sosta. Abbiamo letto Gomorra e visto film dove vengono uccise famiglie, colleghi, amici e conoscenti se qualcuno fa anche soltanto un passo falso; dove per aprire un bar prima è necessario ottenere il benestare di un clan e pagare il pizzo; dove dietro i soldi che girano ci sono traffici illeciti di droga, armi, vite umane e interessi lordi del sangue di migliaia di uomini,donne e bambini.
Sembra follia, soprattutto perché sappiamo che descrivere così la mafia è relegarla ad uno stereotipo, ma come dovremmo pensarla, come dovremmo descriverla? Questo è quello che vorremmo imparare a fare, perché vogliamo cacciare il silenzio via dalle nostre coscienze, perché la nostra bella Arezzo merita di meglio e soprattutto perché vogliamo che ciò che lasceremo dopo il nostro passaggio sia una tradizione viva, che ha saputo prendere atto delle proprie colpe, ma non ha accettato di nasconderle sotto il tappeto, bensì se ne è fatta carico avendo la forza e il coraggio di affrontarle, riuscendo, magari anche a superarle. Ecco dunque che noi Giovani dell’Italia dei Valori Arezzo gridiamo allo scandalo, noi urliamo che possiamo vincere il timore e l’ignoranza e che non siamo e non saremo mai indifferenti.
Se vorrai siamo aperti ad una tua risposta.
Cordiali saluti,
il gruppo Giovani Italia dei Valori Arezzo