mercoledì 26 gennaio 2011

Bruno Tommassini, Arcigay, svela un dato importante: "Ad Arezzo oltre 1200 tesserati... siamo il più grande comitato d'Italia"

Bruno Tommassini, anni 57, aretino, di mestiere stilista, un compagno al suo fianco da 33 anni, gay (impegnato) da tutta la vita…

"E certo, mica si diventa gay col crescere sai? Omosessuali si nasce! E ti dirò di più, lancio subito una provocazione..."

Spara… 

"Le madri e i padri fanno i corsi prenatali? Ecco, i medici o chi per loro insegnino a saper gestire il bambino che si troveranno a dover crescere. Veramente, però! Insegnino cosa si deve fare se verrà uomo o donna, se verrà gay o lesbica…eviteremmo outing inutili e sorprese ai genitori!"

Si, ma la consapevolezza della propria sessualità, arriverà più avanti…nell’adolescenza…

"Per lo stato delle cose per forza! Io però sono stato fortunato, ho avuto modo di essere sincero con me stesso fin da giovanissimo, ho capito chi fossi e chi sono tuttora, da subito! Non l’ho nascosto mai. Così, semplicemente, frocio"

Quando hai fatto outing?

"Outing, che brutta parola. In ogni modo, a tredici anni lo sapevo già. Anche perché avevo un fidanzato!"



Precoce in tutto e per tutto. O ‘avanti’ che dir si voglia. Alla luce del sole, a cavallo fra gli anni ’60 e ’70, in un paesino della provincia italiana…non deve essere stato facile… 

"Te l’ho detto, sono stato fortunato. Ho avuto due genitori molto intelligenti, anzi qualcosa più che intelligenti. Perché hanno intuito e non hanno fatto finta di non capire. All’interno della famiglia sono stato protetto….e all’esterno…"

All’esterno? 

"Quando ero adolescente vivevo in un paese della Valdichiana e quando ci apostrofavano a me e a un altro mio amico…ne chiedevo il perché, ma se la risposta non arrivava… facevo a botte!"

Tanto per mettere le cose in chiaro…e pensare che per molti siete soltanto degli effeminati! Anche quando vi apostrofavano, riuscivi a vivere bene la tua sessualità… 

"Mai e poi mai, ho vissuto la consapevolezza di me, come un problema"

Tanto di cappello…non è da tutti… 

"All’epoca era senza dubbio più difficile avere questa coscienza di sé. Sai però quando è stata l’unica volta che mi sono posto un problema serio sulla mia sessualità?"

Quando?

"Da adulto, quando andai dallo psicanalista perché il ragazzo di cui ti parlavo prima si era sposato…"

E perché ti erano venuti dei dubbi?

"Lui aveva negato la mia sessualità. Però non dovevo analizzare il mio problema, nel mio essere o meno omosessuale, ma in quanto lui si era sposato. Questo aveva provocato qualcosa in me!"

In poche parole, come tutti quando ‘rompono’, stavi male…

"Non solo! Direi – più che altro – che lui, con questo gesto, aveva messo in discussione una strada, la mia, che fino a quel momento era l’unica percorribile…avevo risolto la mia sessualità e la mia affettività da tempo. Da tanto mi ero detto – per dirla alla Frankenstein – “Si può fare”. E lui aveva messo in discussione tutto questo"

La tua vita – diciamolo – è stata tutta una grande avventura! Ripercorriamola insieme, iniziando dalla fine…attualmente sei il Presidente del comitato aretino di Arcigay…

"Che nel nostro territorio conta la bellezza di 1268 tesserati…"

Cosa? 

"Siamo il più grande comitato d’Italia"

Siete nati solamente un anno fa. Com’è possibile? 

"Una volta iscritti come comitato ad Arcigay, abbiamo avuto accesso al database degli iscritti. Quindi abbiamo recuperato tutti quelli che avevano dato l’adesione a Milano, a Firenze, a Bologna e via dicendo…che in quanto residenti ad Arezzo…adesso fanno parte della nostra associazione"

Cavolo…è un dato molto significativo! Questi numeri si riscontrano nella vostra vita associativa? 

"Io chiamo la stragrande maggioranza dei tesserati Arcigay aretini i ‘vampiri’, perché escono solamente quando calano le tenebre…"

Avranno i loro buoni motivi… 

"Conta anche che se ci sono 1268 gay ‘certificati’, altri 3.000 sono nell’ombra. Ci sono quelli sposati, quelli che di notte escono di nascosto per praticare una sessualità negata di giorno. Speriamo che ora ci si conti per bene con il nuovo censimento…"

Cioè? 

"Quest’anno, come ogni dieci anni, ci sarà un nuovo censimento e Arcigay ha ottenuto dall’Istat l’inserimento di una domanda precisa sulle tipologie di nuove famiglie italiane"

Così, finalmente, farete la conta… 

"Non è per contarsi, semmai perché lo Stato prenda finalmente visione del fatto che le famiglie, in Italia, sono cambiate…così che si trovi costretto a prendere provvedimenti…"

Speriamo che basti il censimento… 

"Ti dico soltanto che io sto con il mio compagno da 33 anni (33!!!) e per dichiarare qualsiasi cosa come ‘nostra’, dobbiamo andare dal notaio. Quindi paghiamo il doppio su tutto. Prima le tasse e poi il notaio. Ti sembra giusto?"

Torniamo all’Arcigay di Arezzo…che è meglio… 

"Mi hanno chiesto di buttarmi in quest’avventura, ma se devo essere sincero, non ne avevo nessuna voglia! Poi mi è preso un rimorso…insomma era giusto che m’impegnassi…"

Perché? 

"Perché Arezzo è una città difficile, quindi mi sembrava giusto dare una mano a chi era più sfortunato di me!"

E in un anno cosa avete fatto? 

"In 7 comuni è passata la mozione contro l’omofobia. Ad Arezzo, Marciano, Civitella, Cortona, Castiglion Fiorentino, Foiano e Pergine Valdarno. Non è stato mica facile"

Un lavoro che ha portato a cosa?

"Abbiamo negoziato con le istituzioni locali, che così hanno legittimato la nostra presenza. Una presenza che in questa maniera non è un qualcosa di folkloristico"

Poi? 

"Poi abbiamo organizzato una mostra fotografica sull’omosessualità femminile. L’idea di fondo era che le donne dovevano fotografare le donne. Immortalare la donna, in quanto soggetto, più che un oggetto. L’originalità del progetto è tutta qui. Non a caso il titolo che abbiamo dato all’evento è stato 'Sguardo di donne'"

Bella idea…

"Per ultima cosa, abbiamo aperto uno sportello di ascolto: prima chi aveva dei problemi doveva andarsene a Firenze. Ora all’Arci di Arezzo, esiste questo nuovo servizio"

E come funziona? 

"Per appuntamento: puoi fissare un colloquio con una professionista (per info 0575 302198). Il tutto in linea con il messaggio che ci ha inviato l’onorevole Tuadì, in occasione della mostra di cui ti ho parlato prima: “Se conosci, non hai paura”. Inoltre, ogni mattina abbiamo una ragazza che fa servizio da noi, per qualsiasi informazione anche lei è a disposizione di chiunque, sempre nella sede di Arci"

Presenza nel territorio! E futuri appuntamenti? 

"Il prossimo 3 febbraio, sarà il compleanno dell’associazione e lo festeggeremo con la presentazione del libro di Maura Chiulli “Maledetti Froci e Maledette Lesbiche”. Andremo nelle scuole e la sera ci sarà una grande festa al Brancaleone. Con tanto di Drag Queen e la musica di Gennaro Cosmo Parlato, che presenterà il suo ultimo disco 'Che cosa c’è di strano'"

Auguri, allora! E al grido proprio di “Che cosa c’è di strano”, quali sono i progetti che avete in testa? 

"Aprire un locale gay ad Arezzo. Anzi, un ambiente, più che un locale. Un luogo dove ci sia la sede dell’associazione, un circolo culturale, l’ascolto di musica, anche dei corsi di musica, serate e tanto altro"

Perché i corsi di musica? 

"Perché hai mai visto un musicista, picchiare un omosessuale?"

Tu sei stato anche fra i fondatori di Arcigay a livello nazionale…raccontami… 

"Era il 1982. Eravamo io e Franco Grillini, due disgraziati. Facemmo una grande festa per la vendemmia del “Vinocchio” (un vino ‘sessualmente’ impegnato, che ogni anno è prodotto proprio da Tommassini e dal suo compagno). E in questa festa, insieme a Beppe Ramina, ci fu la volontà da parte di alcuni, di andare in giro per l’Italia a sensibilizzare sulle tematiche dei gay"

Questa è la scintilla che fa partire Arcigay…

"Si, credevamo nella possibilità che nascesse un’associazione gay in Italia. I tempi erano maturi. E insieme a noi, la pensavano così persone come Gianpaolo Silvestri, Giovanni Dall’Orto. Parlavamo dei diritti sociali e ci iniziammo a chiedere se non potessero andare a braccetto con quelli civili"

Dove nasce Arcigay? 

"Il merito deve andare a Bologna, che fu il vero traino per tutti. Io, invece, prestai il mio lavoro per fondare l’Arcigay di Firenze"

E come andò?

"Pensavo che sarebbe stata una cosa più facile, data la vocazione di Firenze, che già dal 12 ottobre 1974 ospitava un locale gay come il Tabasco. Il primo locale, il primo di tutti in Italia. Credevo ci fosse più consapevolezza. E invece, nonostante questo, i gay ancora non avevano coscienza di sé. Non avevano intenzione di fare una battaglia. Nessuna sensibilità"

Cosa ha smosso gli omosessuali italiani? Cosa li ha messi in movimento? 

"La vera botta che ha fatto unire i gay è stata l’Aids. Il nostro vero momento della paura. Fra chi non sapeva cosa fare e gli anatemi di qualche parte politica che strumentalizzava tutto, la paura fu grandissima"

Quindi è da lì che il movimento inizia a compattarsi…

"Si, è lì che inizia a formarsi quello che noi oggi conosciamo come movimento GLTB!"

Da allora, ad oggi di acqua sotto ai ponti ne è passata. Non ci sono più delle grandi discriminazioni! 

"Oggi c’è da capire la sostanza degli omosessuali! Non c’è più una discriminazione forte, ma è rimasta quella sottile"

Sottile, in che senso? 

"Ad esempio, in parlamento stanno discutendo la legge contro l’omofobia. Basterebbe estendere il reato di omofobia, alla Legge Mancino. Semplice. Invece no, scrivono ex novo la Legge Carfagna, che dovrà fare tutto il suo corso e non risolverà nessun problema. Siamo ancora alle chiacchiere, ergo, siamo al medioevo"

Raccontami di qualche altra discriminazione ‘sottile’… 

"Ad esempio: il problema dei cattolici gay. Io m’incazzerei fossi in loro"

Neanche ci avevo mai pensato all’evenienza…

"Sono persone che non rinunciano alla propria fede. Lo sai che il 13 gennaio è la giornata internazionale delle religioni per l’incontro con i gay? E nessuno lo dice mai. Il diritto alla religione, il diritto di professare la propria fede, è una cosa importante. Bisognerebbe sempre pensare che un diritto negato a me, è un diritto negato a tutti gli altri"

Interessante, continua… 

"Viene all’Arcigay un ragazzo filippino, che ci racconta una storia sconcertante. Premessa, lui è un grande appassionato di matematica e fisica e arriva con la famiglia qualche tempo fa. E’ l’unico che sappia parlare l’italiano in casa sua"

Che ha fatto questo filippino appassionato di matematica? 

"Lui nulla, gli insegnanti invece, data la sua diversità, la sua femminea fisicità, il suo atteggiamento, hanno ben pensato di mandare una lettera ai genitori, scrivendo che loro figlio è più adatto all’Istituto d’Arte, che alla scuola che frequentava"

Cosa? 

"Chiaramente, essendo l’unico a sapere l’italiano ed essendo la sua, una famiglia cattolica, non ha voluto spiegare ai suoi genitori il perché della decisione degli insegnanti e zitto zitto si è trasferito di scuola…"

Senza parole…questa non mi sembra una discriminazione tanto sottile... 

"Discriminazione doppia più che altro. Immigrato, di famiglia cattolica e gli insegnanti che hanno detto? “Tanto è diverso… mandiamolo alla scuola per artisti”"

Bella storia…quindi ancora c’è tanto da fare… 

"Tanto. Se solo si pensa a quanta recrudescenza omofobica c’è in giro. Ma oggi, sotto tutti i punti di vista, siamo arrivati al momento della verità. Noi italiani siamo un popolo di puttanieri e in quanto puttanieri, una volta ‘fatto’ voltiamo il culo e ci accendiamo una sigaretta"

L’esempio rende… 

"Facciamo così per tutto. Noi oggi paghiamo quello che non abbiamo voluto vedere. Ci siamo sempre alzati, abbiamo voltato il culo e acceso una sigaretta. Sinistra compresa. Siamo allo stupro della repubblica. Berlusconi va al Family Day e io da 33 anni devo andare dal notaio per dire che casa nostra è nostra. Capisci?"

E quindi? 

"Quindi, oggi per l’italia è il momento della verità. Abbiamo passato di tutto: dalla P2 in su. Ora è il momento della verità. O ci si guarda sulle palle degli occhi e iniziamo a discutere, o si va a gallina…!"

Una cosa che detesti dei gay…

"La stupidaggine di chi s’innamora degli eterosessuali. Essere omosessuale significa esserlo di testa. Che cosa fai? L’affetto è un’altra cosa. L’eterosessuale è altro da te. Come fai a innamorarti di qualcuno diverso da te?"

Senti…esiste una cultura gay in Italia? 

"No, ancora non esiste. C’è voglia di, ma non andiamo oltre alla voglia"

Come? Tutti dicono che siete una lobby di potere…

"Macché, magari. Avremmo sindaci, ministri, presidenti del consiglio"

A proposito di sindaci…Arezzo, quali problemi ha?

"E’ una città autoreferenziale, terribile. Vive di vita propria. Non apre a niente. Non apre alla cultura, non apre al lavoro. L’oro poteva essere un nostro marchio di livello mondiale. Perché non è andata così? Gli aretini non hanno capito la ricchezza che avevano, non è colpa della globalizzazione come tutti vanno dicendo"

E di chi è la colpa? 

"E’ colpa del fatto che non c’è un teatro, non un luogo dove far suonare i musicisti. Arezzo è una città che pensa che la cultura non serva. E invece con la cultura si va avanti, perché apre le teste. Un libro non letto oggi, è una pedata nella bocca domani"

Quindi? Quali soluzioni? 

"La politica deve fare le scelte. Dai politici c’è bisogno di più creatività. Ma la creatività, i politici stessi la delegano a bizzarria. Io non sono bizzarro, sono creativo"

Cosa significa creatività?

"Significa avere la curiosità di crescere. Invece ad Arezzo le cose buone sono quelle che rimangono uguali. I nostri politici sono in una continua pace dei sensi, ma se niente niente smuovi le loro poltrone, chissà cosa potrebbe succedere. Comunque capito? A pensarla in maniera creativa… sai quante idee verrebbero?"

Un politico aretino creativo…

"Ne cito uno che ritengo abbia due caratteristiche necessarie, l’intelligenza sia nel cuore, che nella testa: Roberto Vasai!"

Ecco, consigliagli qualche idea creativa… 

"Ad Arezzo è nato Guido Monaco e non c’è un conservatorio. Abbiamo un bellissimo museo degli etruschi, perché gli orafi non vanno a prendere qualche spunto? All'Istituto d’Arte non insegna nulla, a meno che non abbia almeno trent’anni. Perché? L’artigianato muore e noi che siamo una città di artigiani, neanche sappiamo cosa sia. Ridare voce a questi ambienti, ridare voce alla creatività. Non è Arezzo Wave il problema culturale della nostra città"

Per la cultura, però, non ci sono soldi…almeno così dicono... 

"Ma infatti, dove vogliamo andare?"