lunedì 17 gennaio 2011

Matteo Bonicolini, studente d'informatica: "Il ragazzo che sussurrava ai computer"

Appoggia sulla scrivania un computer portatile e a fianco il suo cellulare - testualmente - Openmoko Neo Free Run: “Roba da smanettoni”, mi dice quando si accorge che sto guardando quel telefono con una certa curiosità. “Ha sia l’hardware, che il software in Open Source, così posso vedere com’è fatto dentro”. Più avanti capisco che monta Debian Linux e che da un punto di vista informatico, può farci qualsiasi cosa con quell'oggetto. Poi inizia a parlare col suo computer in codice. Non usa gli applicativi come fanno tutti, perché Matteo Bonicolini, studente informatico aretino, bolognese d’adozione, è uno di quelli che ci parla col computer.

Io chatto con i miei amici, grazie al computer! Ma vedo che si può parlare direttamente col computer, bypassando gli amici… 

“Sto usando il linguaggio Bash (acronimo per bourne again shell) è una shell testuale del progetto GNU usata nei sistemi operativi come GNU/Linux. Si tratta di un interprete di comandi che permette all'utente di comunicare col sistema operativo attraverso una serie di funzioni predefinite, o di eseguire programmi, utilizzando la redirezione dell'input e dell'output per eseguire più programmi in cascata in una pipeline software, passando l'output del comando precedente come input del comando successivo”

……....... 

"Hai capito?"

Mica tanto. Sarà dura oggi… 

“No, proverò a farmi capire meglio!”

Allora riproviamo, quest’intervista nasce proprio a causa del tuo status di ‘smanettone’…gruppo di individui in cui l’Orlandino crede molto. Come ci si diventa? 

"Smanettando! Certo, sarebbe ancora meglio se l’informatica entrasse nelle scuole!"

Beh…l’informatica è entrata nelle scuole!

"Non è vero! Nelle scuole è entrato Windows, quando, al contrario, dovremmo rivolgere la nostra attenzione verso il sistema operativo Linux, più orientato alla programmazione, perché a codice sorgente aperto"



Non tutti vogliono fare gli informatici...non a tutti interessa programmare!

"Vedi, essendo una scienza, l’informatica poggia su delle basi, su degli assiomi! Solamente conoscendo le regole, sarai padrone della materia. Il fatto è che se impari a usare Excel, allora la tua vita sarà limitata a Excel. E il tuo modo di pensare non sarà né aperto, né elastico"

Interessante constatazione… 

"A livello etico, ma anche economico, tu compreresti una casa, dove non puoi visionare il progetto che la fa stare in piedi? Ecco, usare Windows è un po’ come se tu commettessi questo passo falso!"

Richard Stallman (amministratore della Free Software Foundation, ndr) ha detto che una volta i professori, se portavi un dolce da casa, t’insegnavano a condividerlo con gli altri bambini. Oggi, invece, ti spiegano che i prodotti, come i software targati Microsoft, devono essere usati da te e da te soltanto. E dice anche che questo è un enorme problema. 

"Sarebbe importante diffondere quest’idea nelle scuole. Garantisco non io, ma quelli che stanno reinventando il mondo. Persone come Richard Stallman, come Linus Torvalds (inventore di Linux), come Eric Raymond (ideologo del movimento open source, che ritroveremo anche più avanti). L’approccio collaborativo farebbe cambiare tutto. Libertà di ridistribuzione. Di modifica. Di riutilizzo per qualsiasi scopo. La conoscenza non va fermata. E così non si fermerebbe"

Come declineresti quest’idea nella tua città?

"Innanzitutto la mia premessa è che la città è arretrata sia da un punto di vista della mentalità, che da quello delle tecnologie. Come declinare, quindi, queste idee? Innanzitutto, creando luoghi di aggregazione: fondare un hacklab e un LUG. Dove sia promosso il software libero, sia filosoficamente, che tecnicamente. E dove si possano inventare gruppi appendice per il territorio. Dei piccoli centri di ricerca. A Roma, ad esempio, è venuto fuori Ninux, che è una community per le reti mash. In poche parole, creano una rete internet urbana"

Un attimo…hacklab e LUG…cosa sono?

"Sono laboratori in cui si riuniscono appassionati d’informatica e di telematica per condividere informazioni, realizzare progetti e tenere corsi. La differenza sta nel fatto che i LUG (acronimo di Linux User Group) è, per l’appunto, nato e cresciuto per occuparsi esclusivamente di Linux, mentre il secondo di Linux, ma anche di tutto il resto"

Free software e open source, sono sinonimi? 

"Non esattamente. Sono due correnti dello stesso pensiero. Diciamo che il free software incentra tutta la faccenda sulla libertà. La libertà sta al centro. L’open source si concentra sui vantaggi pragmatici del software a codice sorgente aperto, tollerando anche la presenza eventuale di software proprietario. Di base, entrambi i movimenti non ti vietano il guadagno dallo sviluppo di un programma. Sintetizzando, mentre per Richard Stallman (Free Software) tutto il software, nessuno escluso, deve essere libero, per gli aderenti dell’open source, il software libero e non libero possono convivere"

Tornando ai laboratori, quali scenari si aprirebbero?

"I più disparati. Innanzitutto enti e istituzioni, chiunque, potrebbero avere cuciti su misura software e hardware. Le amministrazioni potrebbero trovarsi nella posizione di chiedere un determinato applicativo, a loro uso e consumo e al contempo sarebbero avvantaggiate da un laboratorio autonomo che studia e pensa le soluzioni migliori per la propria città. Un laboratorio aperto, che ricicla le apparecchiature vecchie e che condivide il sapere. Che non ferma la conoscenza. Un’idea per Arezzo che detta così, sembra nulla, ma che ha una portata rivoluzionaria, qualcosa che non si è mai visto in città. Uno sviluppo libero, caotico e creativo"

Abbiamo capito che ad Arezzo siamo ancora all’età della pietra…ma sussiste l’’ambiente’ perché nascano gruppi del genere? 

"Non saprei di preciso, dato che non esistono punti di riferimento locali. Proprio per questo, però, sono sicuro che nel territorio, nascoste, ci sono le persone che sarebbero in grado di creare qualcosa del genere. Il bacino informatico è molto ampio e anche se sei un ragazzo che è semplicemente un appassionato d’informatica, potresti dare comunque il tuo contributo"

E in Italia, invece? Quest’idea sta passando? 

"A Pisa, Empoli, Bolzano, a Bologna, solo per fare alcuni nomi, sono stati presentati dei regolamenti sull’open source per regolamentarlo, facendolo adottare nella pubblica amministrazione. Poi a scrivere i regolamenti sono i politici, bisogna vedere se hanno fatto tutto questo per avere il mio voto, o per una reale convinzione sulle potenzialità"

Una potenzialità che sta tutta in una frase di Eric Raymond: “Dato un numero sufficiente di occhi, tutti i bug vengono a galla”… 

"Ed è questa la rivoluzione, il cambiamento. Perché un ragionamento del genere, può essere utilizzato in tutti i campi e non soltanto nell’informatica. E il cambiamento sarebbe paradigmatico…"

Fammi qualche esempio… 

"Andiamo sul pratico: oggi si studia Dante su dei libri cari e noiosi. Mettiamo che la Divina Commedia sia il codice sorgente di un software. Ci muniamo del nostro portatile, ne esistono da 80/90 euro oggi (una cifra di molto inferiore all’acquisto dei libri scolastici), visitiamo una qualsiasi biblioteca on-line, dove sono messi disposizione titoli privi di copyright (tra l’altro quelli che comunemente vengono studiati a scuola), scarichiamo il testo/codice sorgente sul computer. E il gioco è fatto. Possiamo leggere, condividere pensieri, creare insieme note, appunti, interpretazioni, fare un’analisi del testo della Divina Commedia che si autoalimenta da sola, grazie ai soli studenti. E poi ricondividere. Eliminare il principio di autorità. Perché devo studiare una storia, attraverso gli occhi di qualcun altro?"

Il superamento del principio di autorità, o di autorevolezza, probabilmente è uno dei vostri limiti più grandi…A) perché in molti campi non è possibile e B) perché dove sarebbe possibile, gli ‘autorevoli’, venderanno cara la pelle… 

"Ogni realtà avrà il suo laboratorio aperto, in cui tutti possono collaborare. Cosa c’è di più autorevole di questo? Riguardo ai LUG, ad esempio, c’è un interesse diffuso, volontario, che parte dall’ambito accademico e arriva fino ai centri sociali, passando per le realtà comunali. Eric Raymond ha scritto un libro fondamentale su questo, “la Cattedrale e il Bazar”. Quello della cattedrale è lo stile di sviluppo chiuso e tradizionale, caratterizzato da rigide specificazioni degli obiettivi, piccoli gruppi di lavoro governati in modo gerarchico e autoritario, che per effetto hanno piccole e quasi insignificanti release (rilasci di software sul mercato). Dall’altra parte ci sono i bazar, decentralizzati, basati su dei rapporti paritari, dove gli intervalli fra una release e l’altra sono brevi e i cambiamenti consistenti. E’ questa la carta vincente"

Cosa conterà domani, se non il principio di autorità? 

Nella scienza le cose le dimostri. Non l’autorità, ma la dimostrazione, è la carta vincente.

Tu sei anche un grande animatore di questi temi sul sito nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà. Autore di commenti a spada tratta, spesso al vetriolo. Leggendoli mi è venuto da pensare che anche quelli che credono di essere aperti a posizioni così ‘radicali’, come Vendola, non hanno capito proprio un bel nulla del cambiamento in atto… 

"In chiaro e limpido stile open source e senza voler viziare la vicenda a cui ti riferisci con la mia diretta opinione, consiglio a tutti i lettori di fare una visita al blog di Sinistra, Ecologia e Libertà, dove sono leggibili i post a cui ti riferisci (Link 1Link 2) con tanto di commenti. Diciamo che prima c’è stata una chiacchierata con Sergio Tosini, autore di un articolo dal titolo “Costruiamo pensieri sulla comunicazione digitale”. Dopodiché ho apertamente criticato il disegno di legge sul software libero che era stato presentato in Puglia. E infine, a onor di cronaca, mi sono tranquillizzato, dopo aver visto un post dove si diceva che Vendola aveva parlato con Richard Stallman. Speriamo che si sia fatto un’idea più esatta. Poi ognuno faccia le proprie riflessioni"

Su cosa stai lavorando in questo momento? 

Durante il corso di Programmazione di Rete, in facoltà, io, insieme ad altri miei colleghi, Alessandro Gentile e Dennis Dalla Torre, dovevamo portare un progetto attinente al percorso di studi. E sono due anni che lavoriamo su un programma che si chiama Proxy Multihoming. Un programma che abbiamo presentato anche al Moca e al Linux Day di Arezzo  (al link, oltre al sito ufficiale della manifestazione, trovate anche la presentazione del progetto). Detta in soldoni è un programma che ti da la possibilità di collegarti a più canali contemporaneamente. Io ho un adsl. Tu ne hai un altro. E una terza persona, un terzo. Li colleghiamo e abbiamo più banda.

Idea semplice e rivoluzionaria… 

"Tale e quale all’open source...!"