mercoledì 16 febbraio 2011

Transition Town, o il miglior affare che potrebbe fare Arezzo: "Meno emissioni, più qualità, maggiori investimenti esterni!"

"Se oggi è gia’ domani: breve programma per un’Arezzo sostenibile", questo il titolo di un file che mi ritrovo in posta elettronica. Il mittente è un vecchio amico, Marco Magini, aretino, già intervistato da l'Orlandino, in quanto, per l'appunto, 'aretino nel mondo'. Ora si è stabilito in Turchia, a Istanbul, dove lavora per una società di consulenza, la Mavi Consultants, che si occupa, testualmente, di sustainability management, di gestione della sostenibilità, tradotto in italiano. Ha letto l'articolo sulle "città di transizione" pubblicato la scorsa settimana e mi racconta...che essendo un esperto proprio di questo settore, avrebbe scritto una sorta di consulenza su come muovere i primi passi per rendere la nostra città, una "Transition Town"! "Bene, gli faccio! La pubblico" Ed eccovela qua...per intero! E vi dirò di più, la invio per conoscenza anche a qualche nostro amministratore sensibile all'argomento (mettendoli in contatto con Marco)! Quindi, ora, a voi la palla!
(Sotto un'intervista alla presidente di Transition Town Italia)



E' una lettura molto interessante, con diversi spunti, spero che ne venga fatto un buon uso!



di Marco Magini

Qual’e’ il futuro dell’economia aretina? Non e’ forse questa la domanda alla quale la politica dovrebbe rispondere? Cosa fare dopo lo sfaldamento del tessuto industriale e la crisi del settore dell’oro?

In momenti di incertezza economica e di tagli sui fondi destinati ai comuni, molti si domanderanno che interesse possa avere la citta’ di Arezzo nell’investire sull’ambiente. I vantaggi sono principalmente tre:

· migliorare la qualita’ della vita dei cittadini

· diminuire le emissioni del territorio

· attrarre nuovi investimenti

Vediamo di analizzare brevemente punto per punto, senza dimenticare che rimango a disposizione per chiunque voglia chiedere chiarimenti, approfondimenti o proporre iniziative.

Diminuire le emissioni del territorio. Il comune dovrebbe partire dal calcolare le emissioni prima dei propri servizi direttamente gestiti, poi dell’intera citta’. Uno studio del genere riuscirebbe ad evidenziare immediatamente le criticita’ di maggiore inefficenza nelle quali operare in modo da associare un minimo investimento con il massimo risultato. Gli interventi risultanti non migliorano soltanto la qualita’ dell’aria dei cittadini, ma aumentano l’efficenza dell’intera citta’, ripagandosi da se nel medio-lungo periodo. I costi dei combustibili fossili, infatti, sono destinati inevitabilmente a salire in un futuro molto prossimo e intervenire adesso farebbe risparmiare subito alle tasche del comune. Non tutti gli interventi sono poi necessariamente costosi, dato che alcuni implicherebbero solo una razionalizzazione di comportamenti o di servizi. In piu’ permetterebbero anche una pianificazione urbanistiaca piu’ efficace che tenga conto del traffico, dei servizi, dell’efficienza energetica delle nuove costruzioni e della rete dei trasporti pubblici. Questo non inciderebbe soltanto sulla qualita’ della vita di chi vive nelle zone di nuova costruzione, ma aumenterebbe il valore degli immobili stessi.

Attrarre nuovi investimenti. Spesso quando si parla di “green economy” si sente dire che l’Italia e’ rimasta indietro. Questo non corrisponde al vero: l’Italia, per quanto riguarda la green economy, non e’ infatti ancora partita! Molti paesi al mondo hanno utilizzato la crisi come trampolino per rimodellare la propria economia verso quello che sara’ il business del futuro. L’ONU sottolinea come la Corea del Sud ha utilizzato il 79% dei propri investimenti anti-crisi per “virare verso il verde”, la Cina il 34%, la Francia il 18% e la Germania il 13%, nonostante questi ultimi fossero gia’ paesi leader a livello Europeo. L’Italia? Niente. E’ come se uno stato negli anni ’70 decidesse di non investire nel settore dell’informatica, nonostante tutti indichi che di li’ a qualche decennio il computer entrera’ a far parte della nostra vita di tutti i giorni. No, immaginate che questo stato continui invece ad investire sulle macchine da scrivere, convinto che tutto continuera’ ad andare come e’ sempre andato. Questa e’ la situazione dell’Italia in questo momento. Ma cosa si puo’ fare in concreto a livello comunale?

Molto. Una volta redatto una analisi delle emissioni e dei consumi, il comune di Arezzo dovrebbe impeganrsi a sviluppare un piano di azione energetica cittadino, che includa uno sviluppo armonioso verso un mix di fonti sempre piu’ rinnovabili. L’esempio, in questo settore, e’ la citta’ di Friburgo in Germania, che prima si e’ distinta per il coinvolgimento dei cittadini nelle politiche ambientali del comune, fatto che ha attirato l’interesse delle industire nel settore del rinnovabile facendola in poco tempo diventare leader nel settore del solare.

Un tale piano ben strutturato sia nell’analisi, che nella proposta, darebbe diverse politiche applicabili, offrirebbe al comune la possibilita’ di accedere anche a fondi europei, a fondi privati o di creare progetti di finanza sostenibile, in modo da diminuire i costi della messa in pratica delle iniziative stesse. Tali iniziative avrebbero ancora maggiore possibilita’ di successo nel panorama italiano proprio per l’arretratezza del settore stesso. Se si escludono le province autonome di Trento e Bolzano, le punte di eccellenza, infatti, sono al momento concentrate soltanto in comuni relativamente piccoli nel quale un piano cosi’ complesso e’ facile da coordinare. Una iniziativa del genere in una citta’ delle dimensioni di Arezzo, se ben pubblicizzata, potrebbe avere risonanza nazonale catalizzando l’attenzione di un settore “trandy” e dando lustro all’amministrazione. Settori come l’eco-turismo ne risulterebbero potenziati e, in un futuro non troppo lontano, si potrebbe investire in modo che i vari modelli di istruzione stessa modelli corsi e specialita’ utili al settore colmando un gap esistente in Italia. La green economy non avra’ bisogno solo di ingengeri, infatti, ma anche di installatori, economisti, elettricisti, tutte professionalita’ che se incentivate da un tessuto istituzionale recettivo possono incentivare un maggior numero di studenti a studiare in citta’ dato che troverebbero offerte che non trovano altrove, creando un indotto importante.

Migliorare la qualita’ della vita. Inanzitutto il comune dovrebbe diventare un tramite, aprire uno sportello verso il quale i cittadini possano informarsi in quale modo e con quali investimenti possono risparmiare. Le circoscrizioni dovrebbero diventare centro di formazione e di informazione offrendo corsi che spieghino le possibilita’ e le modalita’ di miglioramento delle zone dove si vive. Questo inizierebbe un circolo virtuoso che permetterebbe di aumentare la collaborazione tra vicini e trovare insieme soluzioni possibili. Quali? Si potrebbero sviluppare iniziative di orti comunali gestiti da pensionati, si potrebbero incentivare iniziative di reciclaggio porta a porta, incentivando le circoscrizioni che raggiungono i migliori risultati. Le politiche in questo senso non dovranno essere imposte dall’alto ma saranno i cittadini stessi che conoscono il territorio a fondo a modellarle utilizzando gli strumenti conoscitivi che il comune stesso gli ha fornito attraverso i corsi.

Le politiche cittadine tornerebbero quindi in mano ai cittadini, il territorio tornerebbe ad essere vissuto e il web puo’ diventare, in questo senso, un ottimo tramite per incentivare il cambiamento....