giovedì 3 febbraio 2011

Flashforward: la nostra, una 'Transition Town'. Un'idea per l'ambiente è riprogrammare la città. Ci proviamo?






Le città di transizione. Perché?
Oggi voglio parlare di “città di transizione”! E lo sapete perché? Perché la tecnologia da qui a breve renderà obsoleti i combustibili liquidi; roba tipo petrolio, biodiesel, etanolo (ecc ecc). Perché l’innalzamento del livello del mare, che sia di qualche centimetro, o peggio ancora, di qualche metro, finirà per obbligarci a prendere in considerazione azioni piuttosto significative. Per non dire invasive. Perché un domani prossimo, l’energia necessaria agli spostamenti individuali potrà essere trasportata via cavo o per radiazione. Perché le sfide imposte dal clima cambieranno la nostra visione del futuro. E perché nell’arco di una sola generazione, pompare benzina nella macchina sembrerà tanto strano quanto scendere dalla vettura e avviare il motore a manovella.
Perché tutti i cataclismi annunciati, tutti i punti di non ritorno futuri, tutti questi drammi dell’umanità che ci attendono secondo il fior fiore di studiosi, non solo potrebbero essere evitati, ma addirittura potremmo trasformarli in grandissime opportunità! Non vi eccita pensare che una vita senza petrolio potrebbe trasformarsi in un'altra più godibile di quella attuale? Ecco perché oggi voglio parlare di Transition Town!
 Un cambio di paradigma: un flashforward per la città
E direte, ma cosa vuole questo qua? Cosa c’entra Arezzo con quello che ha appena detto? In quale maniera potremmo essere rilevanti, su problemi di entità globali, solo mettendo in gioco risorse limitatissime di un paesone da 100mila abitanti come il nostro? Chiariamo subito che non risolveremo mai questi problemi in quanto aretini! Com’è elementare che sia. Perché per trovare una soluzione efficace, dovremmo mettere d’accordo, centinaia di scienziati, altrettanti politici, diverse industrie pesanti, decine e decine di paesi sparsi qua e là nel globo. Insomma, nessun Sommo Sindaco, seppur mosso da un indicibile senso di responsabilità e con lui qualche altro amministratore illuminato della nostra seppur smilza cittadina, potrà mai avvalersi di un tale potere di negoziazione internazionale. Ma stando con i piedi per terra, qualcosina possiamo effettivamente farla! Facciamo un salto nel tempo, iniziamo ad immaginare domani...



Basta avvantaggiarsi!
Ed ecco che entra in scena Arezzo, in quanto “Città di Transizione”. Fermi lì, non è il solito pippone apocalittico da ecologista isterico. State tranquilli. La “Transition Town”, è qualcosa di serio, realizzabile, sostenibile, utile e futuribile. Si tratta di dare alla nostra città, la consapevolezza sui temi d’insediamento sostenibile, preparandola alla flessibilità richiesta dai mutamenti in corso, da qui a qualche anno. Significa, per dirla in una parola, avvantaggiarsi: un po’ come quando la mamma, tornando da scuola al grido di “non devo fare compiti per domani!”, ti dice, “allora avvantaggiati!”. Non convertirsi, al contrario, significherebbe fare il triplo dei compiti il giorno dopo. Ora, ammetto di essere sempre stato fan dei “compiti doppi il giorno dopo”, però di tempo da perdere, stavolta, mi rendo conto che ce ne sia piuttosto poco!
Concetto chiave: la resilienza
Tutta la capacità innovativa di quest’idea sta nella resilienza, che in ecologia significa la capacità di un sistema di adattarsi e sopravvivere a eventi esterni, anche in quelli di tipo traumatico. Più il sistema è resiliente, più grande è il trauma che riesce a superare senza degenerare. Nelle attività di Transizione la resilienza è la capacità di una comunità di affrontare le difficoltà e i cambiamenti derivanti dal raggiungimento del Picco del Petrolio (riduzione della disponibilità di energia, problemi economici e finanziari, deficit di servizi fondamentali… ecc ecc) senza subire traumi e degenerazioni. Nel migliore dei mondi possibile, questo concetto dovrebbe influenzare ogni decisione dell’individuo, della politica e delle scelte amministrative. Dobbiamo convertirci alla resilienza! 
Come trasformarsi in una città di transizione? Ricominciamo a immaginare...
Quindi, come portare avanti il lavoro? Semplice, mettendo in campo una politica in cui la nostra comunità sia incoraggiata a ricercare metodi per ridurre l'utilizzo di energia e incrementare la propria autonomia a tutti i livelli. Esempi? Le iniziative possono essere le più disparate: da cose semplicissime, come gli orti comuni urbani. Ad Arezzo ci sono già a Villa Severi. Non basta! Il riciclaggio di materie di scarto come le materie prime per altre filiere produttive! Oppure, semplicemente, la riparazione di vecchi oggetti non più funzionanti, o la loro riconversione in qualcos’altro. Fino ad arrivare a politiche più ampie, progetti energetici veri e propri. Possiamo progettare una città futura a bassa emissione di anidride carbonica, pensandola comunque come epoca fiorente, caratterizzata da flessibilità e abbondanza!
In tanti hanno iniziato…
Qualcuno ha già cominciato a progettare la propria città a uso e consumo dello scenario futuro, uno scenario con meno risorse energetiche fossili e con un pianeta obbligatoriamente da ‘coccolare’, pena la messa in discussione della nostra sopravvivenza. Voglio scrivervele tutte queste città: Monteveglio, Granarolo, L’Aquila, Lucca, Carimate, Bazzano, San Lazzaro, Lomazzo, Torino, Bologna, Reggio Emilia, Scandiano, Campagnola, Ferrara, Lame e Valbisenzio. Ve le scrivo perché abbiate sotto gli occhi i precursori di una semplice, ma rivoluzionaria filosofia! Quella dell’avvantaggiarsi.
Inneschiamo il congegno?
Quindi lancio un’idea…siamo in grado di innescare un processo informativo e creativo per:
·      la diffusione delle informazioni in merito al Picco del Petrolio, al cambiamento climatico e alla necessità di intraprendere azioni promosse dalla comunità per ridurre le emissioni di CO2 e per convertirsi alla ‘resilienza’?
·      collegarsi con le realtà esistenti già attivate nella nostra comunità (mi viene in mente il mercato a km0 dei Coltivatori Diretti, o l’orto urbano di Villa Severi e chissà quanti altri ce ne sono!)
·      collegarsi con le altre iniziative di transizione sparse in Italia e nel resto del mondo
·      formare dei gruppi che si occupino di tutte le tematiche fondamentali per la vita della comunità (alimentazione, energia, trasporti, salute, economia, ecc ecc)
·      arrivare, in intesa con le forza politiche e imprenditoriali della città, alla definizione di un piano di decrescita energetica progettato, definito e messo in pratica in una scala temporale di 15/20 anni
L’Orlandino, a questo punto, vi passa la palla! E per quel che può fare, assicura la massima disponibilità per la discussione e la concretizzazione di eventuali progetti, per le analisi di altre proposte, o punti di vista e, soprattutto, lo spazio dove poterne parlarne! Quindi fatevi avanti…