sabato 27 novembre 2010

Mauro Valenti: "Tutta la verità. Nienta'altro che la mia verità. E ora? Ora ci sono le elezioni!"

Mauro Valenti non è più parte di una trattativa in corso. Ora può parlare chiaro. E lo fa. Questa, la premessa. L’avvertenza, invece, è che l’intervista col “patron” del “fu” Arezzo Wave è durata tre ore; è stata una conversazione lunga, come lungo sarà l’articolo che state iniziando a leggere. Mettetevi comodi.
Manca solo l’indice a questo punto, vista la mole da leggere. Mettiamolo così, tanto per regolarsi un attimo fra una domanda e l’altra: A) Cronistoria di quello che accadde nel settembre di 4 anni fa, quando Arezzo Wave prese la strada per nuovi lidi. B) Quello che è successo in seguito. C) Quello che è successo negli ultimi giorni, quando sembrava imminente un ritorno del festival. D) Valenti parla alla città a “microfoni aperti”. Numeri, cifre e curiosità. E) Come diventare un punto di riferimento politico, dopo essere stati un punto di riferimento nel campo della musica con Arezzo Wave.




Si, avete letto bene…quindi iniziamo dalla fine…Mauro Valenti “scende in campo”?
“Arezzo è una città in bianco e nero, che invece avrebbe bisogno di mille colori. Non mi permettono di dare un contributo con il festival? Bene, darò il mio contributo in altre maniere”.
Questa è una notizia “bomba” in piena regola…
“Io dico - e da sempre - che per Arezzo si può fare molto e questo molto sarebbe utile a tutti. Ci sono delle persone generose, persone che vogliono farsi avanti, e a quanto pare, metteremo in piedi un certo movimento, una lista civica, un gruppo di amici, chiamalo come ti pare. Chiunque lo voglia, si faccia avanti. Non è escluso che convocherò una discussione a breve in cui mi possa proporre e lanciare un manifesto per Arezzo, una libertà di progetto, una libertà di comportamento per sparigliare e costruire”.
Già parli per slogan…
“Questo ti piace? “Perché l’oro torni a brillare, il coraggio non deve mancare”. Siamo in preparazione. Io se faccio qualcosa la faccio per vincere. Sono un perfezionista. Più che per slogan, voglio parlare per idee. C’è bisogno di diversità culturale, c’è bisogno di conoscere l’altro, c’è bisogno di cambiare le cose. E per farlo mi sono già messo in contatto con molti professionisti dell’aretino e non solo. Insomma, la macchina è già in carreggiata”.
Bene, allora non fare come la nostra classe politica corrente…chiarisci tutti i dubbi che sono su dite… facciamoci da una parte…le domande delle persone sono tante! Silvia, ad esempio, ci chiede di chiederti – e scusate il gioco di parole – quali sono i veri motivi che ti hanno spinto ad andare via…
“Io chiedo un contraddittorio al Sindaco Fanfani da 4 anni, l’ultima volta ieri sera (ieri l’altro per chi legge ndr), durante una trasmissione di Teletruria, anche stavolta negato. E allora basta, raccontiamo tutta la storia: dobbiamo fare un passo indietro, a questo punto…”
Facciamolo…
“Noi siamo andati via da Arezzo, a causa di un incontro in Comune con Brezzi, De Robertis, Daniela Ballerini, Vittorio Beoni (due dirigenti comunali) e Marco Bianchi. Per la Fondazione Arezzo Wave, invece, partecipammo io, Giusy Nibbi e Gianni Minetti. Faccio nomi e cognomi, perché se si volessero cercare conferme, basterà chiedere agli interessati”.
Riunione che fu fatta prima o dopo il famoso servizio delle iene?
Prima. L’incontro fu prima. E sentii subito un clima ostile. Cosa che non capii. Alla fine – segui il mio ragionamento – dopo sette/otto anni dove, del festival, si occupava solamente l’assessorato alle politiche giovanili, mi ritrovai davanti anche quello alla cultura. Due assessorati insieme. Ero contento, mi chiedevo il “perché?”, mi chiedevo se finalmente avrebbero voluto fare un progetto più ampio, più completo, che si snocciolasse nell’arco dell’anno. Sta di fatto che la riunione iniziò con Camillo Brezzi che disse: “Oh…qua ci sono meno soldi!”. E al ché pensai…”Ma senti questo, che è venuto a fare oggi se i soldi non ce l’ha?”.
Ci fu altro durante quella riunione che non ti convinse?
“Certo. La seconda richiesta fu: “Se per i concerti allo stadio prendi 5 euro, almeno 3 li devi dare al sociale”. Io allibito risposi: ”Guardate che fino alle 20.30, l’ingresso è gratuito”. E De Robertis, a sua volta, controbatté: “E la casalinga? Le mamme che fino a quell’ora devono stare in casa? Che non ce la fanno a entrare prima allo stadio? Loro dove le mettiamo?”. Terza cosa inaccettabile: sarebbe stato impossibile rifare lo Psycho Stage al Colle del Pionta e la proposta fu Rigutinelle, sotto il parco di Lignano. Andava tolto lo Psycho perché disturbava l’ospedale e le zone intorno. Il campeggio, invece, si sarebbe dovuto trasferire a Ruscello”.
Comodo…
“Si, avevo calcolato che se un ragazzo la mattina si svegliava a Ruscello e andava al Wake Up a Rigutinelle, poi tornava indietro per mangiare. Dopo pranzo, ancora una volta verso il luogo da cui era appena tornato. La sera, magari, prima di andare al Main Stage, quello stesso ragazzo sarebbe tornato in campeggio per farsi una doccia e dopodiché, un’altra volta, allo stadio. Alla fine indietro di nuovo per andare a dormire. In capo alla giornata avrebbe fatto 128 km. Arezzo Wave sarebbe diventato il festival più kilometrato del mondo”.
Insomma…c’erano delle discrepanze fra te e loro…e questo lo avevamo capito…ma prima mi parlavi di una brutta sensazione...
“Avevo una sensazione di pesantezza. C’era qualcosa che non andava. Secondo me a causa di un episodio ben preciso. E tengo a precisare, il “secondo me”. Qualche tempo prima ci fu il famoso concerto gratuito di Francesco De Gregori. Io all’epoca noleggiavo la plastica per ricoprire i campi da calcio durante i concerti. In quel momento mi ricordo che l’avevo noleggiata a Ligabue, per il suo tour. E per questo motivo conoscevo i promoter di Francesco De Gregori. Brezzi fece tutto da solo, facendo mille passaggi e quindi spendendo di più. Io semplicemente gli dissi che se me lo avesse chiesto, avrei fatto in modo di far risparmiare il Comune di Arezzo. La prese male”.
Ma in che rapporti eri con Camillo Brezzi?
“Per me tutto quello che è successo, è stato sorprendente. Sorprendente perché fino a quel momento io con Brezzi ci dialogavo. Ci dialogavo parecchio e bene. Tanto che tutti dicevano che io ero il suo sponsor perché diventasse assessore. Una fregnaccia, questo non può essere vero; anche perché che potere politico ho per fare addirittura da sponsor a una terza persona? In ogni modo, di sicuro, posso dire di aver avuto tante aspettative su di lui”.
Insomma…tornando alla storia…è dopo quella riunione che inizi a guardarti intorno?
“A essere onesti, due anni prima, quando c’era ancora l’amministrazione Lucherini, mi ritrovai a un incontro con tutti gli assessori alla cultura della Toscana. E c’era anche Chianucci (l’allora Assessore aretino ndr), che durante il dibattito, disse: “Per rilanciare la mia città, dobbiamo puntare su chiese, musei, paesaggi…ecc ecc”. Dopo di lui parlò Simone Siliani, collega di Chianucci a Firenze, che gli rispose: “A Firenze abbiamo chiese, musei ecc ecc…voi semmai, avete Arezzo Wave”. La risposta di Chianucci, mi fece innervosire: “Se lo volete voi, vi si regala””.
Come si concluse l’episodio? Con un contatto?
“Facemmo un incontro a Firenze, a casa di Marco Vichi, lo scrittore. C’eravamo io, Siliani, Giorgio Galleano del Tg3 e Federico Batini. Anche qui dico i nomi, nell’eventualità che qualcuno voglia avere qualche conferma. Un incontro, una visita a Villa Montalvo, la sede che poi mi fu proposta di nuovo nel 2006 e che alla fine saltò. Questo, nulla più. Tutto si bloccò all’istante, perché io volli bloccare la cosa. Il festival volevo farlo ad Arezzo. E fui ancora più convinto di questo dopo che Fanfani vinse le elezioni”.
E invece…
“E invece è successo quello che è noto a tutti. Lascia che faccia una domanda io, ora. In un fondo su La Nazione a firma di Salvatore Mannino, è stato ricordato che: “E’ cosa nota che Valenti sia andato a Firenze, dopo una trattativa iniziata addirittura nella primavera prima, della sua dipartita”. Ero intenzionato ad andare a Firenze, semmai, due anni prima, per le frizioni con Borri e per la vicenda Chianucci che ti ho appena raccontato. Io dopo Wave Party, col cavolo sarei andato via. A fare che? Non me ne sarei mai andato, a meno che non fossi stato costretto a farlo. Perché avrei dovuto sennò?”.
Giusto, di mezzo ci fu anche Wave Party…
“Ci costò più di 13.000 euro. Mettemmo al tavolo 120 associazioni. Ascoltammo dal 5 al 29 maggio al Supercinema i problemi di tutti i settori della cultura ad Arezzo. Problemi che alle 21 di domenica 21, furono tutti quanti esposti al futuro Sindaco Fanfani. E secondo alcuni, mentre ero impegnato al Supercinema, a soli due mesi dal festival del ventennale, io avrei persino intavolato una trattativa con Firenze? Ma perché? Che andavo via a fare?”.
Torniamo alla riunione famosa, quella in Comune…cosa successe dopo?
“Io uscii da quella riunione, dicendomi: “Ok, è finita!”. Al ché telefonai a Siriani, allora dimissionario, e gli dissi: “Stavolta vengo sul serio, peccato che ti stai dimettendo!”. Lui, nonostante tutto, organizzò un nuovo incontro. Andammo un’altra volta a Villa Montalvo, ricevetti dei feedback positivi e pensai: “Tolgo il disturbo”. E addirittura ci sarebbe stata la possibilità, insieme al Rototom Sunsplash, di trasferire entrambi i festival in Emilia Romagna. Insomma, sta di fatto, che una mattina di settembre, non ricordo il giorno preciso, ero davanti alla Standa e decisi di chiamare la De Robertis, per dirle che andavo via. Ricordo anche che la sua prima preoccupazione fu: “Come lo diciamo ai giornali? Dobbiamo avere una versione comune!”. Concordammo per una conferenza stampa il successivo martedì”.
Ed è a questo punto che Le Iene andarono in onda?
“Si, viene fuori la valanga Iene (che per altro si sono scusate in mille modi, in primis Parente, il capo del programma. Scuse che si sono trasformate nei video messaggi di moltissimi artisti italiani andati in onda, ancora su le Iene, qualche tempo dopo. Ma questo nessuno lo dice mai), e chiaramente non ci incontriamo per pianificare la conferenza stampa. Dichiarazioni sconclusionate da tutti i politici. Giornalate in piena regola. E mi ricordo che fu proprio per l’atteggiamento de La Nazione, che decisi di andare, il sabato, al Corriere Aretino a dire ufficialmente che sarei andato via da Arezzo. Questo è quanto. Io da quel giorno, ho sempre chiesto di parlare in un contraddittorio di questo, ma non è mai stato possibile”.
Poi Firenze e Livorno…
“In tanti insinuano che io voglia tornare a casa, dopo una serie di fallimenti inanellati. Ma quale figliol prodigo? Da Firenze sono stato io a voler andare via. Facemmo una cosa mastodontica, inimmaginabile, costruimmo una città dal niente. Andai via io, perché Gozzini al contrario voleva che continuassi a lavorare a Firenze. Chi non ci crede, glielo chieda! Da Livorno non mi ha mandato via nessuno. Nel 2008 è stato un successo, come nel 2009. Semmai qualche problemino c’è stato quest’anno”.
Capita a fagiolo la domanda di Fabrizio: come mai allora avevi pensato di ritornare? Dato che, oltre tutto, gli assessori sono sempre quelli?
“È fondamentale il 25esimo anno per capire questa scelta. Perché è una cifra tonda! Come è fondamentale il fatto che Arezzo tornerà alle elezioni. Per ultimo perché 200 e oltre persone che lavorano a Italia Wave, sono aretine. Guarda, ci stavamo pensando fosse soltanto per un discorso di comodità”.
Ma gli assessori, in effetti, ancora sono quelli con cui avevi avuto le vicende che ci hai appena descritto…
“Noi siamo tornati perché pensavamo che potesse esserci l’occasione. Vista l’esperienza con il PLAY, pensavamo che, finalmente, l’ascia di guerra fosse stata seppellita. E poi volevamo tornare, tornare per creare un distretto culturale per questa città, una città che è diventata bianca e nera. Perché pensavamo di essere un’opportunità. E invece, do ragione ad Angelo Rossi, che dalle pagine web de L’Orlandino mi chiede se non me lo fossi immaginato che sarebbe andata a finire così, se non avessi avuto la sensazione che fosse tutta un’operazione di facciata per gli inquilini di Palazzo Cavallo. Noi speravamo, come poteva essere logico, che il Comune di Arezzo sfruttasse quest’opportunità per la città. E invece…”
E invece?
“E invece siamo stati fregati. Non si è messo da parte il livore privato, per il bene pubblico. Siamo stati fregati perché i recall per le riunioni li faceva l’assessore De Robertis. Ora, che l’Assessore al Sociale debba fare la segretaria del sindaco, mi puzza un po’. Brezzi doveva cercare i finanziamenti, organizzando incontri con le categorie. Il Sindaco, invece, avrebbe dovuto spendersi in prima persona. E invece che fa? Manda avanti il validissimo Marco Donati, che mi ha fatto una buonissima impressione, ma che non ha l’autorevolezza di un Sindaco. Insomma, è stata un’operazione di facciata”.
Proseguiamo con le domande: Laura, un’altra intervistatrice, chiede come contribuisci al futuro dei giovani? Quanti under 30 lavorano con la tua associazione? E soprattutto, sono tutti quanti assunti con contratto a tempo indeterminato?
“Noi, la Fawi, lavora ad un festival che nell’ultima edizione ha dato quasi 250.000 euro di compensi ai lavoranti che per lo più sono occasionali, per ovvi motivi. Comunque, per rispondere nello specifico, lo staff interno è così composto: tre persone sono assunte a tempo determinato (per due anni). E stiamo aspettando di rinnovarli, ma non sapendo dove si fa, né tutto il resto, per noi è purtroppo difficile programmare. Altri 6, sono con noi grazie al servizio civile; mentre in 5, con un contratto a progetto. Quattro, fra cui me, sono liberi professionisti. Quest’anno, tengo a specificare, che non ho percepito un euro. Questa situazione un po’ “precaria”, deriva dal fatto che sono 24 anni che si riparte da 0 ogni volta. Se in Italia ci fosse una situazione normale, quello che facciamo noi sarebbe riconosciuto come un’impresa normale. Ma non esistono tutta una serie di cose…come ad esempio una legge sulla musica”.
Francesco e Serena, invece, vogliono chiarezza: quanto percepisce lei per l’organizzazione del festival e a quanto ammonta il bilancio della Fawi…
“Io ho la fortuna di essere un imprenditore che possiede un giornale che si chiama Piazza Grande, dove, per essere precisi, ho altre 5 persone assunte, stavolta a tempo indeterminato. Una mia parcella per il festival non è mai esistita. Solamente per qualche anno, è capitato che usassi 10mila euro dal bilancio, per il compenso del direttore artistico. Altri anni, come questo, essendo andata male, non ho preso niente. Credo di aver risposto anche a coloro che mi dicono di abbassarmi lo stipendio, così almeno trovo i soldi per fare il festival. Posso benissimo togliermi lo stipendio, ma non risolverei la situazione. Chiaramente, dato che siamo un’impresa culturale, qualora ci fossero dei proventi, me li prendo. Assicuro però, che al momento sono a credito con la mia struttura”.
E la Fawi?
“Il bilancio ammonta a 1.596 608,03 euro. La bellezza di 848mila euro sono per spettacoli ed eventi. La parte degli allestimenti e dei servizi ci costa 182mila euro, mentre per la comunicazione spendiamo 300mila euro. Dulcis in fundo l’organizzazione: 264mila euro. Abbastanza chiaro? E poi lascia che dica un’altra cosa, visto che parliamo di cifre. Dati sul 2005: Percepii dal Comune 117.500 euro. Abbiamo fatto fare una ricerca: per ogni euro investito dall’amministrazione, c’è stata una ricaduta di 4 euro e qualcosa sulla città, solamente per l’organizzazione dell’evento. A questa cifra, infatti, va aggiunto quello che ha speso il pubblico: la ricaduta diventa di quasi 20 euro. Un euro d’investimento. Venti di ritorno. Non male”.
Marco T. vuole sapere, se saresti stato disposto a dividere il budget con le altre associazioni…
“Il problema purtroppo non si pone, anche se non credo che sia pensabile una cosa del genere. Mi sembra una domanda strana. Marco sappia, però, che di sicuro, come facevo prima, avrei cercato di coinvolgere tutti. E sappia anche che – faccio un esempio – l’anno scorso per il concorso “Aspettando Italia Wave”, avevo chiesto al comune 1.000 euro, che non ho mai ricevuto. Per il Plug and Play, il concorso del PLAY, sono stati stanziati 16.000 euro. Le associazioni aretine, se ci fosse stato Arezzo Wave, avrebbero avuto a disposizione 15mila euro in più”.
A questa risposta lego la domanda di Federico, che ti chiede se non sarebbe saggio fare un fronte comune con le altre realtà, "prestandosi" come FAWI allo sviluppo e al supporto di attività diffuse durante tutto l'anno, che sono fondamentali per la vita culturale della città ?
“Credo che sarebbe fantastico, e l’abbiamo fatto nel 2006, radunando circa 120 associazioni, che esprimevano una speranza e una vitalità per un cambiamento. La nostra proposta in Comune, era che Arezzo intera diventasse un festival. Un fronte comune a me sarebbe piaciuto farlo eccome. Già l’anno scorso ho provato ad entrare dentro Neo-On. Avevo visto con piacere questa nascita, e devo capire perché non sono stato invitato?”.
Matteo, invece, voleva sapere quanto sarebbe costato l’ingresso al festival…
“E’ difficile immaginare cosa avrei fatto, se poi nella realtà non si farà: in ogni modo, mi ero immaginato un’unione fra quello che era stato Arezzo Wave, e il nuovo modello di Italia Wave: avrei fatto i primi 3 giorni gratuiti e gli ultimi due a pagamento. Chiaramente a cifra contenuta, dai 15 a 22 euro, massimo 25”.
Luigi ti chiede se non sia il caso di ripensare un’idea bella, ma inevitabilmente datata…magari saltando un anno…
“La Fawi viene da tre anni di record consecutivi nell’iscrizione al concorso dei gruppi da tutta Italia. Quest’anno si punta ad arrivare a 30.000 gruppi iscritti. L’anno scorso, a Livorno, è venuto Michael Lang a festeggiare Woodstock. Chi inventò Woodstock è venuto da noi per festeggiarlo. Abbiamo appena chiuso un accordo col Giffoni Film Festival. Festival of Festivals di Bologna, neanche un mese fa, ci ha premiato. Potrei continuare. Dire che sia un’idea datata mi sembra un giudizio un po’ affrettato. Se un’estate di pausa ci sarà, sarà solamente perché non siamo riusciti a trovare le condizioni giuste. A Luigi faccio un’altra domanda: ma per esempio cosa potremmo fare di nuovo? No, perché credo che Arezzo Wave vada dietro a tutto quello che è nuovo. Il vero problema, detta in soldoni, è diventato riempire gli stadi, con gli artisti che possiamo permetterci”.
Marco, per finire, ci chiede cosa preferisci: se i grifi all’aretina, il lampredotto fiorentino, o il cacciucco alla livornese? Insomma…quale città preferisci conoscendole tutte e tre?
“I grifi non sono da meno a nessuno, anche se - devo dire – anche gli altri due piatti sono affatto male: l’importante, in ogni caso, è che i giovani sentano il festival, lo sentano loro. E i giovani si sono sempre sentiti attivi in tutti e tre i luoghi che il festival ha toccato. Non è questione di appoggio migliore o peggiore, noi per questa città vorremmo fare tanto, ma non possiamo farlo se non ci sono le condizioni”.
Valenti, una volta per tutte, ci dici secondo te come mai tanti non ti sopportano? Un motivo ci sarà?
“Io non sono controllabile. Il potere quando è mediocre, ha bisogno che qualcuno gli lecchi il culo. Le persone libere mettono in difficoltà i potenti mediocri. Loro con i soldi pubblici, hanno voluto fare una battaglia privata. I politici di Arezzo non sono mai saliti sul palco di Arezzo Wave. Loro entravano allo stadio e gli si diceva. Ok, ora fermi e buoni, qui è zona nostra”.
E questo non gli è andato proprio giù…
“E no…questo li ha fatti veramente incazzare a quanto pare...”