giovedì 18 novembre 2010

Le "tre leggi" di Filippo Gallo

Alla Stazione Leopolda qualche settimana fa ha parlato per quarto. Quarto, su 120 interventi. Ed è dopo la kermesse fiorentina che è nata quest’intervista. Un po’ per gioco, un po’ per far due parole, un po’ per un’overdose di mini comizi impegnati (da “Cinque minuti secchi”, come si ostinava a dire Matteo Renzi, Sindaco di Firenze e leader dei “Rottamatori”), comizi impegnati, ai quali noi, ovviamente, non potevamo certo essere da meno.

E me lo ritrovo sul divano di casa, Filippo Gallo, solamente qualche giorno dopo, un neo “rottamatore”, “civatiano” di ferro, filo-renziano per unione d’intenti, con l’innovazione in testa, non fosse altro per la sua professione (si occupa di Banda Larga) e per quello che porta avanti all’interno del PD, responsabile innovazione, dove cerca di far stare al passo il suo partito, almeno col futuro prossimo venturo.

Talmente innovatore, che si presenta scomodando Asimov e le sue tre leggi della robotica:


“Fammi spiegare come intendo la politica. La Prima Legge della Robotica dice: un robot non può recar danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Benissimo, io mi metto al servizio della comunità e la collettività va prima di tutto”.

La Seconda Legge e la Terza?

“Per la Seconda Legge un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla prima legge. E anche qui, io ricevo istruzioni dal PD, ho deciso di collocarmi in questo partito, ma fin tanto che non andrò a scontrarmi con la Prima Legge. Nella Terza – spiega Gallo – un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la sua autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge. Qui possiamo parlare – come le chiamo io – di “ali non fedeli”, in altre parole, credo che il servizio politico che uno rende alla comunità, debba per forza di cose essere in relazione ad una dirigenza. Ma è anche vero che, perché rimanga un servizio, non deve entrare in contraddizione con le prime due regole”.

Credo che Asimov sarebbe fiero di te. Un po’ meno i dirigenti del tuo partito…

“Devo fare delle precisazioni prima di raccontare se siano o meno fieri di me i dirigenti del PD. Con “Prossima Fermata Italia” abbiamo scelto una strategia comunicativa sbagliata, abbiamo deciso d’identificarci con la parola “Rottamatori”, ed ecco che si parla solo di questo. Come si dice in questi casi, chi è causa del suo mal pianga se stesso”.

Come rimediare?

“Rimedieremo attraverso la comunicazione, useremo la rete, apriremo le assemblee in tutta Italia. Ci faremo vedere e ci racconteremo per quello che siamo”.

E allora chi sono veramente i sedicenti “Rottamatori”?

“Il movimento nato alla Leopolda dovrebbe diventare una fondazione, organica al PD, che proponga contenuti sia a livello nazionale, che locale. Un’organizzazione, al di là delle correnti, che abbia l’autorità di proposta, una struttura leggera, che abbia modo di confrontarsi, di parlare e di ragionare all’interno del partito e fuori di esso. Una rete di competenze, che da una dimensione nazionale, arrivi sino a quella locale. La Leopolda, come dice il Civa (Pippo Civati ndr), è stato gioco-partita e incontro, ma è da ora che bisogna iniziare a lavorare in questa direzione”


Ok, delucidazioni fatte, ma sono fieri di lei o no i suoi dirigenti? Non è che ti appelli già alla Terza Legge della Robotica?

“Mi basti ricordare a chi rimpolpa le polemiche, che a breve ci sarà un passaggio elettorale ed è chiaro che in questi passaggi non è mai bene dividere. Voglio esporre un dato: è un anno che il PD è il partito che prende meno voti dai giovani. La cosa è alquanto allarmante. Ecco, i “Rottmatori” sono una grande risposta ai vari Vendola, ai Grillo, ai Di Pietro. Detto questo, mi piace pensare che il PD sia l’unico partito che si possa autorigenerare, grazie a delle buone intenzioni e proposte”.

C’è qualcosa nel post-Leopolda, che ti ha fatto girare gli zebedei?

“Nessuno si è mai confrontato apertamente con me. So che in molti non hanno avuto un “particolare” piacere riguardo alla presenza di Filippo Gallo a “Prossima Fermata Italia”, sicuramente non è stata presa bene da qualcuno, ma nessuno me l’ha detto a quattrocchi, o in assemblea, o in una qualsiasi altra sede. Questo è un problema. E’ un problema soprattutto nel momento in cui una persona – noi di Prossima Fermata Italia nella fattispecie – non dice cose particolarmente minacciose. Quindi avanti, fatevi coraggio”.

Ti immagini un PD che...?

“Che abbia l’atteggiamento giusto. Un atteggiamento caratterizzato da tre questioni: la prima, capacità di ascoltare. La seconda, una strategia semplice e chiara. La terza, voglia di apparire. Queste tre cose il partito democratico non le sta facendo. Sostituire l’essere con l’apparire, perché apparire, oggi, equivale all’essere”.

E i giovani dove li mettiamo?

“I giovani devono essere i veri protagonisti: chi è che parla inglese? Chi è che legge il Times, come il Corriere di Arezzo? Chi è che ha fatto l’Erasmus e la sera si ritrovava con ragazzi, amici, di tutta Europa a guardare un film? L’amministratore del futuro avrà milioni di informazioni e le dovrà rieditare nel modo giusto per la sua comunità. E già in questo momento, i problemi che deve risolvere il consigliere di circoscrizione di Rigutino, sono gli stessi di Barack Obama: immigrazione, lavoro, sanità. I problemi sono globali, come devono essere le soluzioni. Discutiamo delle stesse cose, ad altri livelli, con altri strumenti, però sempre le stesse questioni che devono essere risolte”.

E i giovani di Arezzo?

“Io parlo per il mio partito. Abbiamo fatto un’intervista a Radio Wave stamattina (sabato scorso, ndr), io, Matteo Bracciali e Marco Donati, che se fossi un assessore, inizierei a preoccuparmi. Dove per “io mi preoccuperei”, intendo dire che dovrebbero capire che iniziano a esserci degli interlocutori attendibili, quanto e come loro. Per non parlare che hanno avuto l’opportunità di far vedere cosa sanno fare…e noi ancora no”.

Sei provocatorio “ragazzo”…

“Non è che faccio il provocatore, noi si fa gioco di squadra, noi difendiamo ancora il partito e i suoi dirigenti. L’unica cosa che dico è…aiutateci a farlo”.

Come dovrebbero aiutarvi ad esempio?

“Chiediamo un patto generazionale ai dirigenti, ad esempio. Fanfani padre nobile e poi una giunta costituente. Patto e rifondazione, ricambio generazionale. Solo così sarà possibile immaginarci Arezzo nel 2020”.