giovedì 2 dicembre 2010

Rubriche "non volute" - "Il Criticone" su Schoepflin

L'intervista a Lorenzo Schoepflin sui temi di bioetica, è stata la prima ad aver stuzzicato l’interesse de "il Criticone" (famigerato personaggio che da ieri sera popola questo blog), e a sua volta, lui, ha stuzzicato il nostro, d'interesse.

Soprattutto perché la mail che vi postiamo subito sotto ci arriva direttamente dal "Cabaret Des Assassins - Parigi", o almeno così sembra, stando a quello scritto in intestazione. Ed è la stessa mail, in cui si fa cenno al fatto che "il Criticone" è un "aretino parigino". A quel punto, per curiosità, sono andato su internet a vedere cosa fosse questo cabaret. Alla fine, ho scoperto che il "Cabaret Des Assassins", altro non è che il "Lapin Agile", storico locale dei dandy della capitale francese, in piena Montmartre. Ammetto che a crederci, peccherei di abbocco...però...vediamo gli sviluppi!

Intanto, un dato vero che posso darvi è che, stando alle statistiche del blog, dopo l'Italia, la Francia è la nazione da dove partono più collegamenti al sito...semplicemente una coincidenza?

Che dire...buona lettura...



(inviata da "il Criticone", il 27/11/10)

Destrutturiamo:

“… la vita umana … è l’origine di tutte le nostre libertà che ovviamente non esisterebbero se …” ; dire che si tratta di una proposizione pleonastica sarebbe poco ed è più interessante aggiungere un concetto diverso: non esiste la libertà in senso assoluto, non esiste il libero arbitrio e la vita, non solo umana, è frutto della “possibilità” che la struttura fisica della biosfera ci consente; l’evoluzione e  “l’incessante creatività dell’universo” hanno prodotto tutte le cose e l’uomo, che si trova ad essere, grazie al particolare e prodigioso sviluppo del nostro cervello, convinto della sua centralità nella natura. Tanto vero il fatto che l’uomo è l’essere superiore della natura quanto vero che privato del resto sarebbe nulla.

“… è la vita il bene primario da difendere …” : si, la vita; la vita della nostra biosfera nella sua interezza.

“… chiunque si identifica con l’embrione che è stato …” : questa proposizione rischia di essere paradossale e comunque non sta in piedi nemmeno logicamente; la domanda è: come può una persona umana identificarsi in ciò che non è identificabile? O dobbiamo pensare che uno zigote possieda un’identità, un carattere? Oppure pensare che un embrione, quando ancora non è in grado nemmeno di soffrire (almeno fino a che non possieda qualche filamento di un potenziale sistema nervoso) abbia un’identità nella quale l’uomo che ne PUO’ derivare possa ri-conoscersi?

“… diritto ad abortire … diritti degli operai” : sono rivendicazioni perfettamente compatibili e con essi sta a pieno titolo il diritto del malato all’assistenza.

La vita propone significati complessi; per esempio, ne abbiamo coscienza ma non sappiamo cosa la
coscienza stessa sia e nemmeno dove cercarla … ci proviamo con la scienza e la filosofia e brancoliamo nel buio fra lampi di luce illusori; qualcuno, come il Cattolico Lorenzo, propone la capriola e ci porta nel trascendente e nell’indicibile e scommette sulla rivelazione, altri continuano a cercare la verità nel mondo fisico e il loro cammino è gravido di grandi risultati.

Una cosa sembra ormai certa: la vita è relazione. Ci sono voluti molti anni per convincere i cattolici che un uomo è MORTO non solo quando cessa di battere il suo cuore ma già quando cessa di funzionare il suo cervello. Il cervello è la torre di controllo della relazione ed esistono stati di “vita vegetativa” nei quali il cervello non consente più tale relazione. Il sillogismo potrebbe essere: la vita è relazione, senza la funzionalità del cervello non può darsi relazione, quindi non può dirsi vita uno stato vegetativo permanente.

Rispettare la vita umana è rispettare la sua peculiarità. L’uomo nasce e muore nell’angusta prigione
del suo destino ma lotta con la propria volontà residuale , spesso con scarsi risultati, per avere libertà,
dignità e diritti. Anche il diritto di morire di buona morte merita di essere discusso fuori dagli schemi del creazionismo; in fondo ognuno di noi possiede una cristallina certezza: siamo figli, siamo generati dai nostri genitori!

Infine, mi domando come possa un giovane aretino, intelligente e sensibile, dire “Arezzo non manca di
nulla” e desiderare che “rimanga sempre uguale a se stessa”?