Qui a Roma, soprattutto nelle zone periferiche, quelle che 40 anni fa erano ancora campagne, capita spesso di vedere i segni della speculazione edilizia selvaggia accanto ad aree totalmente abbandonate a se stesse; che siano campi, prati o semplici masse di sterpaglie fa sempre effetto vederli incorniciati tra palazzi di 7-8 piani.
Tra i palazzoni di Vigna Murata, Roma 70 e Fonte Meravigliosa c'è una grande distesa di campi né curati né toccati dai cosiddetti palazzinari, almeno fino a un mese fa.
Da allora infatti qualcosa è cambiato, senza bisogno del cemento.
Ma facciamo un passo indietro perchè questa storia inizia ad Arezzo con la vicenda Eutelia, azienda aretina di Information Technology presente in molte città italiane (Roma compresa) al centro di un complicato gioco di scatole cinesi e recentemente dichiarata insolvente, mentre i suoi dirigenti, accusati di bancarotta fraudolenta.
Alcuni degli ex-dipendenti romani dell'azienda dopo mesi di vertenze, incontri al Ministero, manifestazioni, occupazioni, incredibili quanto isteriche aggressioni da parte dei dirigenti dell'azienda e latitanze all'estero degli stessi hanno deciso, aiutati dal Municipio XI, di non rimanere con le mani in mano ed hanno creato il progetto Eutorto.
Il progetto consiste nella gestione e coltivazione biologica di 3.000 metri quadrati di terreno, gli ex lavoratori di Eutelia hanno aiutato a raccogliere olive e uva dai vigneti, gestendo in maniera diretta l'appezzamento di terra, sotto la supervisione dell'Istituto Agrario di Roma, proprietario dei terreni. Con i prodotti coltivati, il collettivo di cassintegrati può arrotondare la loro spesa e venderli nei ‘farmer market’ della Provincia che l’istituto agrario ospita durante il fine settimana.
Da una storia brutta, anzi bruttissima, come quella della speculazione (perchè in sostanza di questo si è trattato) Eutelia si è riusciti a dimostrare che, nel piccolo, poteva nascere un progetto di economia sana e che la politica poteva fare qualcosa per agevolarlo.
Rimboccandosi le maniche questi ex ingegneri, impiegati e informatici hanno recuperato la dignità del lavoro attraverso la terra (qualcuno scherzosamente parla di falce e rastrello).
Ai neo-coltivatori vanno quindi tutti i miei "in bocca al lupo"; ai loro ex-dirigenti invece non posso che dedicare una definizione quantomai consona alla vicenda:
"braccia rubate all'agricoltura"
Il primo mese di Eutorto:
di Federico Fabiani