sabato 20 novembre 2010

Angelo Rossi: "Brezzi vive in un mondo iperboreo"

Tutti quelli convinti che i “finiani” siano solamente dei post fascisti impenitenti dovrebbe fare due parole con Angelo Rossi, presidente di un circolo di Generazione Italia. Lo trovate al suo negozio di fumetti, in via Piave. Provare per credere. Uno ci rimane sorpreso, perché si aspetterebbe un berlusconiano deluso…e invece…

“Invece sono entrato lo scorso primo di aprile in Generazione Italia, dopo che da tempo leggevo il web magazine di Fare Futuro. E dopo che da molto più tempo trovavo in Dalla Vedova gli estremi di quello che anch’io penso. Tesserato dell'associazione radicale LiberAperta, mai fatto politica attiva, sino a quando mi si è posta davanti la possibilità di contribuire alla costruzione di un vero, autentico, centro-destra europeo”


E sei sceso in campo…

“Con tanta voglia di operare e di fare qualcosa in politica e per la politica, per la gente, sia per quella che potrebbe votarmi, sia per quelli che non lo farebbero mai. Perché dentro di me c’era sconforto, c’era la sensazione di assistere a una continua involuzione, a tutti i livelli, da quello nazionale, a quello locale”

Eccoci qua allora…cos’è che ti sta a cuore?

“La cultura, l’ambito che ha fatto acqua da tutte le parti durante questi ultimi cinque anni. Basti guardare l’ultima scure, quella calata proprio sul settore di cui stiamo parlando. Come si fa a tagliare un capitolato di bilancio, così, in maniera indiscriminata, quando si trova un milione per un immobile inutile, come quello acquistato da Aato? Come si fa a pensare che la cultura sia semplicemente una spesa, che se i soldi ci sono bene, altrimenti pazienza…? Come fa un amministratore a non capire che invece, è un grande investimento?”.

E’ ma se i soldi non ci sono più…

“Uno degli slogan della campagna elettorale sarà: dateci un quarto di una rotonda e vi rivoluzioniamo la cultura in città. Dobbiamo fare un progetto di prospettiva, dobbiamo sistematizzare un settore. Innanzitutto, un assessore alla cultura non deve fare il direttore artistico della città di Arezzo, un assessore alla cultura deve fare l’amministratore. C’è una bella differenza”.

Vedo che le sta simpatico Brezzi…

“Reputo l’attuale titolare della cultura di Palazzo Cavallo, un uomo che vive in un mondo tutto suo, iperboreo direi. Ha segnato la fine della cultura in città. Le passate amministrazioni di centro-destra, per quanto ebbero per certi aspetti una visione gretta, le risorse le hanno sapute usare, anche andando contro gli interessi e le opinioni stesse del suo elettorato di riferimento. Vedi Arezzo Wave, che in quegli anni è indiscutibilmente cresciuto. Questi, invece, che fanno? Lo mandano via”.

Ma qualcosa si muove…teatro tenda, lavori al Petrarca…Neo-On…

“Il teatro tenda perché non lo hanno fatto cinque anni fa? Il Petrarca è tanto che è chiuso. E le stagioni alla Bicchieraia era meglio se non venivano fatte. Sembrerà una provocazione, ma non lo è: si dovevano guardare negli occhi e dirsi, bene ad Arezzo non esistono spazi per vederlo, il teatro. Ok. Però ne esistono per produrlo. Il Bicchieraia doveva diventare un laboratorio di produzioni e gli aretini, orfani e in attesa di un nuovo teatro, se lo andavano a vederselo in provincia. Per quanto riguarda Neo-On, secondo me è stata la più grande presa in giro della storia della cultura ad Arezzo. Avevano a palazzo praticamente tutto il mondo associativo della città, era un’opportunità da usare e invece questi ragazzi sono stati presi solo in giro, come del resto vengono presi in giro quando fanno le loro cose, i loro eventi, eventi che nascono e crescono non grazie anche all’amministrazione comunale, ma nonostante l’amministrazione comunale”.

Tu cosa proponi per uscire dall’impasse?

“Una città della cultura, fondata su pochi, ma fondamentali concetti. Il primo, la “concentrazione”. Mi spiego con un esempio: perché non costruire un “Palazzetto della Cultura”? Abbiamo opere sparse per tutto il territorio in maniera stupida, perché non metterle tutte in un unico contenitore museale. Un piccolo Louvre della nostra città. Unendo l’antichità, con la modernità, trovando una nostra peculiarità. E’ così difficile? E questo è solamente un esempio. Quindi, “concentrazione”, ma anche “contaminazione”: si possono fare, questo è certo, concerti di musica da camera, ma rimangono appuntamenti che interessano solo a un’elite. Rendiamoli appettibili, mettiamoci dentro qualcosa di nuovo, creiamo proposte, contaminiamoli con della musica elettronica, con gli archi metal all’Apocalittica. Inventiamo. Ecco, invece che costruire dei parcheggi, investiamo in questo. Perché la cultura, che è cosa diversa dall’intrattenimento, ha bisogno d’investimenti”.

Cultura, cultura, cultura…è un po’ poco per fare l’amministratore…

Guarda, io da 18 anni mi occupo di giovani, quindi i miei campi di competenza sono le politiche giovanili e la cultura per forza di cose. Ma sto studiando e sto imparando in questi mesi. Ora, ad esempio, mi sono arrivate 1.400 pagine di delibere degli ultimi anni. Da guardare, studiare, spulciare. Vediamo che succede. L’importante è mettere l’impegno”.

Ad esempio, se ti dicessi come rilanciare l’economia aretina?

“Innanzitutto, basta investire su settori che non funzionano più: oro e manifatturiero. La produzione industriale, non ci può più sostenere? Pazienza. Basta però. Io ho un’idea tutta mia sulla medicina per la nostra città. Io sono liberale, anzi, libertario. Secondo me dobbiamo avere il coraggio di liberalizzare. Puntare su terziario, commercio, cultura e innovazione e liberalizzare gli orari di apertura, le aperture stesse dei negozi. Togliere le tasse d’avviamento. Ho un’iniziativa? Come fai a dirmi no, non puoi aprire. Oppure, aspetta? O ancora, prima paga! Certo, sul primo momento il Comune avrà una perdita, ma poi, con un esercizio commerciale avviato, che da lo stipendio a qualche dipendente, che crea ricchezza e concorrenza, avrà tutto da guadagnarci!”.

Quindi prediligi la concorrenza non regolamentata…

“Si, ad esempio, io credo di essere l’unico che è veramente contento dell’apertura dell’Europlex. Ci ricordiamo di com’erano i cinema ad Arezzo prima dell’avvento del multiplex? Sporchi, scomodi, cari, la pellicola si rompeva o si bloccava in continuazione. Facevano schifo. Arriva l’Europlex e gli standard di tutti gli altri cinema si alzarono subito, si ristrutturarono, si modernizzarono”.

E poi hanno chiuso…

“La concorrenza è questa. Chi ha trovato la sua chiave per rimanere nel mercato, però, c’è rimasto, guarda l’Eden. Il gioco sta tutto lì. Figurati, io adesso vorrei l’apertura di un altro multiplex in città, che ricrei concorrenza nel mercato dell’intrattenimento. Sarebbe esilarante e soprattutto interessante vederne gli sviluppi. Insomma, io dico apriamo la città, non dobbiamo avere paura”.

Lei è un liberale sfrenato…

“Io voglio dire alla gente: quello che prima non potevate fare, ora potete farlo eccome. Auguri. Avanti, fatevi il culo e vediamo cosa vi inventate. Alla fine, vinca il migliore. Vorrei dire, ragazzi del Karemaski, ragazzi di Casa Pound, non mi voterete mai, ma se avete una bella idea, io vi sostengo, vi do una mano. Vorrei poter arrivare ad amministrare questa città, fuori dalle logiche clientelari, perché alla fine, quando poi vai a fare l’assessore, avrai guadagnato qualche migliaio di voti, ma sei un assessore con le mani legate. Che guadagno c’è alla fine? Io voglio partecipare alla real politik, ma la mia partecipazione deve essere connotata da un’idea forte e ben presente”.

Ti rendi conto, che non ragioni da politico?

Eh…stavo proprio pensando a questo…!

5 commenti:

  1. al macero oro e manifatturiero in attesa che l'economia aretina si rifondi sulle nuove basi del terziario, investiamo sulla costruzione di "Un piccolo Louvre" e libera concorrenza = liberi tutti.

    forse è perché da poco è passato l'anniversario della morte di Ennio Flaiano, ma a leggere Angelo Rossi mi viene in mente la frase "poche idee e ben confuse".

    infine, mi scuso in anticipo e mi dichiaro già da ora pronto a ricredermi, un pensiero cattivo e malizioso mi sorge: se da una parte Angelo Rossi dice di se stesso "da 18 anni mi occupo di giovani, quindi i miei campi di competenza sono le politiche giovanili e la cultura per forza di cose" e dall'altra l'intervistatore ci dice "Lo trovate al suo negozio di fumetti, in via Isonzo" qualcuno mi può dire perché dovremmo volere "l'uomo-fumetto" come assessore alla cultura?

    Filippo

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  2. perchè un uomo fumetto come lo chiami te, pensi che non possa essere in grado di svolgere un occupazione compe assessore alla cultura, soltanto perchè vende fumetti? secondo me se tiene davvero alla città, se ha idee originali e finalizzate soprattutto ai giovani(sono un giovane e sinceramente credo che la cultura per noi manchi molto ad arezzo)e infine abbia una cultura in testa per poter pensare di portare avanti questo progetto, credo che potrebbe fare un bel lavoro.

    matteo

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  3. E' la prima volta che mi sento definire "L'uomo fumetto".
    Sono molto orgoglioso del fumetto come forma d'arte quindi mi andrebbe benissimo se tale definizione non fosse stata usata con tono maleducato e snobistico.
    Più che definire me, dice molto di piu' su chi l'ha scritta.
    Angelo Rossi

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  4. se l'unica qualifica che attesta le competenze in campo culturale è avere un negozio di fumetti e quelle che ne attestano le capacità di gestione sono assenti, mi viene da dire sì: scommettere su queste credenziali è un po' "rischioso", avventato, buonista e semplicistico.

    Filippo

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  5. Uh, Filippo, non ti pare un po' superficialotto come commento? Questa è un'intervista, non una biografia o un curriculum. Conosco Angelo e magari, forse, non c'era il modo di inserire nell'articolo la sua esperienza di musicista, organizzatore di eventi, critico televisivo.
    Però capisco che la mancanza di informazioni possa portare a giudizi affrettati (come accade, d'altronde, con tutti i pregiudizi).
    Esme

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