sabato 5 marzo 2011

Mathias Modica, in arte Munk, ieri notte allo Sugar Reef per il One: "Ragazzi, oggi la musica si fa insieme...collaborare è il futuro!"

Mathias Modica, in arte Munk
Mamma siciliana, padre tedesco, vita privata a Marsiglia e quella professionale a Monaco. E’ un cittadino del villaggio globale, il signor Mathias Modica, in arte Munk, che ieri sera ha incontrato Arezzo, per una nuova tappa delle sue continue peregrinazioni nel mondo. Guest del One - Unusuale Vintage Experience, allo Sugar Reef, per la notte più 'chic' in terra aretina. L’Orlandino ci ha passato del gran tempo con questo dj, produttore, co-fondatore della label tedesca 'Gomma'…e per un giorno, 'consulente esterno' per le problematiche artistiche della nostra città…



Xelle, il mensile che si occupa di musica di Repubblica, nell'ultimo numero ti ha descritto come l’Italobavaresedimonaco che ha fatto un album (il terzo della sua carriera, 'The Bird & The Beat' il titolo), con 14 tracce che grondano “Hit d’elite”…e anche a me, per quello che può contare, è piaciuto parecchio…

"E’ un album che definirei eclettico…dichiaratamente house, ma che va comunque fuori direzione! Ogni pezzo è molto diverso, anche se si sente una linea di continuità…"

Mentre lo ascoltavo, mi chiedevo se fosse lo stesso disco ad ogni traccia! A proposito di tracce...nella seconda hai campionato delle frasi in italiano…mi ha incuriosito la cosa...perché? 

"Molti miei amici italiani, anche musicalmente preparati, gente tutta d’un pezzo, mi ha sconsigliato di farlo, perché troppo ironico, troppo buffo. E' un pezzo sullo slang radiofonico italiano degli anni ’80. Quelle frasi fatte che passavano in radio, poi riprese dai vocalist delle discoteche, roba tipo…la gente sorridente, il dj stupefacente, la musica divertente, ragazze al dente…!"



Ma cos'è che ti ha colpito?

"Io conosco l’Italia e l’italiano, ma non ci vivo e il concetto del vocalist, prima radiofonico e poi discotecaro…mi ha sempre impressionato parecchio, incuriosito diciamo e quindi perché non farci un pezzo?"


C’è un pezzo nel tuo album, che si chiama “Rue de Rome”, dedicato a Marsiglia….mi è sembrato di capire che tu sia molto legato a quella città…

"Quattro anni fa ci andai a suonare…mi affascinò e ci andai a vivere! Marsiglia non è l’Europa, è più simile al Nord Africa. E’ la città degli esilianti. Sporchissima. E’ l’esatto contrario di una città come Monaco, dove sono cresciuto, che invece è molto ricca, anche culturalmente"

Scusami, allora cosa ti ha spinto a trasferirtici?

"Vedi…è un po’ come Berlino a inizio anni ’90. Si sente che cambierà. Si percepisce, si vede. Ha aperto il primo Starbucks, solo qualche mese fa. C’è aria d’internazionalismo…fra dieci anni sarà totalmente diversa e sai già ora che sarà così"

Qual è il rapporto di un artista con la sua città…

"Con internet, conta molto meno la città in cui vivi. La gente può essere aggiornata, può stare sul pezzo, anche da un paesino sperduto. I più grandi musicisti, designer, stilisti, sono quelli che stanno nel villaggino fuori dal mondo. Nella moda ci sono dei bloggers, che sono diventati opinion leader su un determinato settore, stando veramente in paesi da quattro case…"

Quindi dici che stare dove tutto accade, è insignificante ormai…

"Dico che se stai a Berlino, non hai tempo di fare ricerca e di lavorare, perché ci sono troppe cose da fare. Con internet è cambiato il concetto di 'centro del mondo'. Ma è chiaro che il clima che vivi, poi t’influenza"

In questa città, ad Arezzo, la gente a volte sembra voglia scappare. Quando invece - come dici te -  oggi sarebbe possibile avere il mondo a casa tua…sarebbe possibile essere all'avanguardia…

"Guarda, io sono cresciuto in giro, perché anche mio padre era musicista e abbiamo viaggiato sempre. Ieri, eravamo io e pochi altri a poter fare quella vita. Oggi, questa, è una caratteristica di tutti, perché tutti viaggiano in continuazione tramite internet! O al massimo a 25 euro su EasyJet. Tutto ormai è vicino"

E questa vicinanza ti porta anche a condividere e collaborare, è la rete sociale che rende più semplice tutto questo: tu ci tieni molto alla collaborazione nei tuoi progetti artistici, parlamene un po'...

"In quest’album, The Bird & the Beat, dovevo collaborare con 3 artisti…alla fine, mi son detto: 'Conosco altre dieci persone interessanti. Facciamo dieci cose diverse'. E così è stato…"

Qui, sulle pagine de L’Orlandino, stiamo iniziando a creare un dibattito sulla scena musicale della nostra città…e sta venendo fuori - da una prima analisi - che artisticamente parlando, c’è poca collaborazione…

"Beh…fare gruppo è importante. Fondamentale. E’ il modo futuro di lavorare nel mondo dell’arte…ma credo anche in tutto il resto!"

Perché?

"Perché nell’arte, oggi…si prendono gli uni, le idee degli altri! Ci si mette dentro del proprio e il prossimo lo prende e ricomincia il giro! Lavorare insieme è fondamentale…dovete convincere tutti a farlo"

Ci proveremo…comunque, ricambiando argomento: da osservatore distaccato dall’Italia (non vivendoci), ma che comunque prova dell’affetto per il nostro paese (avendo qua le tue radici)…cosa mi dici dello ‘Stivale’?

"Ti dico che leggo un sacco di giornali italiani (almeno 3 al giorno), perché ogni volta mi sembra di aver comprato un fotoromanzo. Per la mia visione tedesca del mondo, è assurdo aprire un vostro quotidiano…ma poi c’è il punto di vista da italiano e quindi diventa tutto piuttosto divertente…"

Come uscire – sempre da osservatore esterno – da questa situazione assurda, ma anche buffa…secondo te?

"Credo che dovreste investire in educazione: il governo italiano, vuole rimbecillire il popolo. Mi sembra chiaro questo! E vuole farlo a lungo termine. Questo è ciò che percepisco di voi, io, da Marsiglia…"

Tu cosa faresti fossi in noi?

"Investirei molto su free education, free internet, free press, good teacher. In Germania, ogni governo, che sia di destra o di sinistra, la pensa nella medesima maniera quando si parla di educazione. Qua da voi, non mi sembra! Il concetto di free, di libero, è l’unica cosa che può salvarvi!"

Torniamo alla musica che è un argomento molto più divertente…ti piace quella italiana?

"Mi occupo principalmente di house e devo dire che tanta roba italiana è veramente buona. Tantissima viene prodotta all’estero e siete solo voi italiani che non la conoscete…"

Profeti in patria d’altri…un classico! Ma oltre alla house, ti capita di ascoltare la musica di casa nostra?

"Non quella di adesso, che comunque so che non sia affatto male. Sono un fissato della musica leggera, di Battisti, di Mina; oppure dei compositori classici, Verdi. Adoro la canzone popolare italiana. Un genere di musica, che in Germania, fa proprio schifo!"

Cosa non manca mai alla tua playlist?

"Tutto e niente, cambio sempre. Stasera (ieri, ndr), metterò tanta house di italiani. Rodion, Mammarella, Cecyle…questa roba qua. Roba nuova, mischiata un po’…"

Progetti futuri?

"Sopravvivere alla degustazione di vini italiani di stasera (sempre ieri, ndr)"

Che non è un brutto progetto...ma a parte questo?

"Sto registrando un nuovo album al momento. Un piano, poca elettronica, qualcosa di più studiato. Poi vado in giro a suonare i dischi"

E da produttore? 

"Far uscire bei progetti su Gomma. A breve, saremo nei negozi con un nuovo gruppo italiano, gli Esperanza e con il primo album da solista del chitarrista dei Franz Ferdinand, nick McCarthy"

Ultimissima cosa…su Couldbuster, l’album che hai scritto insieme ad Asia Argento, c'è un pezzo che si intitola “No Milk”! Si da il caso che ad Arezzo, una delle serate più in voga si chiami proprio "Milk" e che a organizzarla siano due dj, Riccardo Paffetti e Jacopo Fabbroni, la Fake Disco...ti proporrei di fargli fare il remix del pezzo, togliendo il no dal titolo...che ne pensi?




"Se la metti così, fai conto che quella traccia l’abbia scritta per voi..."

Allora affare fatto...!