sabato 11 dicembre 2010

Il ritorno de il "Criticone"...a uso e consumo dei 'fascisti del terzo millennio'...e non solo!

Dopo alcuni giorni di silenzio, magicamente, torna, chissà se da Parigi o direttamente dalla nostra città, il Criticone. E lo fa per commentare l'intervista ai ragazzi di Casa Pound. Un punto di vista provocatorio, che consiglio vivamente sia ai fascisti del terzo millennio, sia a chi fascista non lo è affatto!  Adesso ci aspettiamo che diano il proprio contributo anche "il Filosofo" e "l'Uomo della Strada", i tre 'personaggi' a dir poco 'interessanti' nati dalle colonne di questo blog...

Buona lettura!

(inviata da il "Criticone" - 11/12/2010 - 2,53 del mattino)

Quanta confusione intellettuale! Non parlo di Eugenio Palazzini, sarebbe improprio accollare a lui, sol perché si è fatto riconoscere con l’intervista, tutte le contraddizioni e il torcipensiero che si trovano nelle dichiarazioni “filosofiche” e “programmatiche” di Casa Pound. Ho frullato molte volte fra i siti di riferimento del movimento e la versione “ideale” che traspare dall’intervista edulcora assai il passatismo neo-nuovista dei “fascisti” di C.P. Ho letto i loro articoli e soprattutto ho guardato le loro bibliografie, le loro letture di filosofia, politica, economia, società, letteratura. Alcuni di questi autori si possono considerare fenomenali: Nietzsche, Junger, e tanti altri. Ma è un copione di studi “reazionario” (pensare che si dichiarano contro la “reazione”), completamente fuori dalle autentiche novità filosofiche del presente, per non parlare degli orizzonti futuri, che già si stagliano come un immenso mare tempestoso. 



Parliamo degli aretini, meglio, di Eugenio.

Non è stratagemma retorico dire che dall’intervista emerge un giovane di qualità, intelligente e volitivo e certamente non “fascista”, tantomeno “del terzo millennio”, che è definizione fasulla. Del passato sono degni di considerazione, nell’ottica rivoluzionaria, gli influssi del Futurismo e di quella parte di esso da cui scaturì l’impresa di Fiume e la Carta del Carnaro e le dichiarazioni di Mussolini in Piazza San Sepolcro. Ma fu appunto il contesto la regina madre di quelle grandi novità. A Fiume l’impeto durò quanto il “bercio di un gatto” e Mussolini già a Milano dette prova del suo futuro doublethink. Ma la tensione rivoluzionaria mi è sempre piaciuta tanto che ho consigliato ad un amico un nickname che richiama quella giornata milanese con Toscanini fra i protagonisti: “La nostra Thévenot” recitava un grande manifesto.

Quando si parla di fascismo nella storia, ci si riferisce , a parer mio con ragione, all’attività politica, governativa e culturale che fu attuata dal regime a partire dal 1925 con prodromi anche precedenti. Eugenio nel ’30 sarebbe già stato un antifascista se comprendo bene ciò che affiora dall’intervista. Le idealità che aspirano alle altezze di un volo alto, coraggioso, anticonformista, rivoluzionario, contraddicono la storia del “fascismo regime” che conculcò le libertà e impose il pensiero unico, disattendendo le istanze che ne caratterizzarono i primi passi. Un grande filosofo aretino, Ugo Spirito, che pure appoggiò il fascismo movimentista, sconfessò il regime negli anni trenta ritenendolo inadatto alla sua filosofia per lo statico autoritarismo che si era venuto a consolidare. In questa sede si può sorvolare sulle nefandezze che seguirono.

Il termine “fascismo”, quindi, non è in accordo con la personalità che si viene esplicitando nell’intervista. Voglio scherzare con un aspetto del fascismo regime usando un aforisma di Ceronetti :

”Ah immergersi sprofondare navigare colare a picco trasvolare dissolversi dentro le architetture di Mussolini! Mistiche ogive quadrate, odalistici colonnati, sudoripare mammelle di carrarino e traboccanti testicoli di pariolino - architetture di un giorno, architetture di Mussolini! Archi, stadi, piscine, città nuove senza zanzare, acquedotti d’oltregiuba, fasci tricolori di binari, scali azzurri e bianchi, lastricati oceanici, pizzi di Balbo, frantumi di Nuvolari.”

Lo slancio futurista e la creatività e l’azione politica, espressi da Eugenio, sono quanto di meglio ci si possa aspettare da un giovane protagonista della scena politica cittadina. Ci manca di sapere quale è il suo orizzonte “sistemico”, il “modello” ispiratore, l’orizzonte statuale dei suoi “sogni”. Se ne ha. E’ su questo che può cascare l’asino o volare l’aquila!

Alcune domande:

La Democrazia è per lui fonte di libertà?

Qual è la sua idea di giustizia?

Quale il sistema economico che auspica?

Etica e bioetica, immigrazione e integrazione, religione e laicismo e scienza, e potrei continuare … : quali orizzonti scruta lo sguardo futurista di Eugenio nel panorama del dibattito culturale di oggi?

Per concludere. Ci sono risposte, nell’intervista ad Eugenio, che apprezzo moltissimo. Posso persino affermare che, secondo me, questo/questi ragazzi possono essere vera linfa vitale per la città. Io, in silenzio, li ho sempre seguiti ed ascoltati e continuerò a farlo.
Il Criticone